Svizzera da battere, Italia senza turnover. Per cambiare c’è tempo

Il c.t. Mancini sceglie il metodo Conte 2016 e non Sacchi 1996: blocco azzurro confermato, vuole subit3.o il primo posto

Roberto Mancini non ha avuto esitazioni davanti alla biforcazione del bivio, non ha neppure rallentato il passo. Ha imboccato il sentiero segnalato dal cartello “Euro 2016”, trascurando quello “Euro 1996”. All’Europeo inglese del ’96, Arrigo Sacchi, dopo il buon esordio con la Russia (2-1), cambiò cinque giocatori, lasciando fuori, tra gli altri, Del Piero, Zola e Casiraghi, si schiantò contro la Repubblica Ceca di Nedved e, di fatto, il turnover si trasformò in game-over. Cinque anni fa, invece, il c.t. Antonio Conte, dopo il brillante esordio contro il Belgio (2-0), confermò tutti con la Svezia, con l’eccezione di Darmian, acciaccato, sostituito da Florenzi. Florenzi, infortunato e rimpiazzato da Di Lorenzo, sarà anche l’unica eccezione di Mancini che, domani con la Svizzera, è intenzionato a confermare la formazione che ha incantato con la Turchia. Sempre meno probabile invece una seconda eccezione forzata, Berardi, che ha quasi completamente assorbito la tacchettata turca che lo ha costretto a uscire nel finale del match d’esordio. Buoni segnali anche dall’allenamento di ieri a Coverciano. È pronto comunque Federico Chiesa, il cui padre Enrico, curiosamente, partecipò al nefasto turnover inglese del 1996. Il Mancio vuole imitare il piano di volo di Conte 2016: due vittorie per assicurarsi in anticipo la qualificazione come primo del girone. Accadrà se noi batteremo la Svizzera e il Galles non vincerà con la Turchia. Ma cos’ha spinto il c.t. verso il ramo contiano del bivio con passo tanto spedito? Una serie di considerazioni.

Svizzera più stanca

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La prima: la truppa non dà segnali di stanchezza e far crescere l’onda dei 28 risultati utili consecutivi, surfando l’entusiasmo generale appare scelta opportuna. È vero che alcuni giocatori, per età (Chiellini) e trascorsi recenti (Spinazzola), appaiono a rischio, ma è anche vero che hanno avuto cinque giorni per recuperare. Seconda ragione: la Svizzera è più stanca di noi. Ha avuto un giorno in meno di riposo e ha giocato a Baku: 6 mila chilometri e 8 ore di volo. Domani potrebbe avere un calo nel finale.

Carta Chiesa

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Spendere lo scatto fresco di Chiesa in quel contesto, piuttosto che all’inizio, potrebbe darci frutti migliori. Se il piano “primo posto subito” riuscirà, Mancini potrà considerare il turnover per il Galles. La cosa potrebbe costare un effetto collaterale: i titolari risparmiati trascorrerebbero dieci giorni (16-26 giugno, data degli ottavi) senza clima partita. La cosa non inquieta il c.t. azzurro che riprodurrebbe a Coverciano le situazioni di gara per tenere alta la tensione agonistica. Altra osservazione: non è detto che vincere il girone ci porti un vantaggio certo nella traiettoria del torneo. Anzi, paradossalmente potremmo anche ritrovarci dalla parte della Francia e dei più forti. Ma il Mancio non si spacca la testa nei calcoli, ha scelto un approccio primitivo, in linea con lo spirito tattico di questa Italia che attacca sempre: spariamo a tutto quello che si muove, vinciamo tutte le partite che possiamo e poi vediamo dove arriviamo. Precisiamo, però: quando parliamo degli Uomini del Mancio non ne intendiamo undici, ma tutti. Perché il Rinascimento azzurro poggia su due pilastri: il gioco e il gruppo, appunto. Mancini ha coltivato l’empatia collettiva non meno delle linee di gioco, proprio per essere certo di avere la disponibilità di tutti. Addentrandoci nella foresta del torneo, il turnover sarà sempre più necessario e i cambi a partita in corso pure, perché abbiamo scelto un gioco ambizioso, esaltante, ma anche dispendioso. Correre sempre avanti, anche senza palla, anche sul 3-0, come con la Turchia. Se gestiamo, ci normalizziamo. Il Belgio aveva la nostra stessa, frenetica allegria di gioco. Ora è diventato più adulto, sa rallentare e governare, come ha dimostrato con la Russia. Noi facciamo più fatica. Ci stancheremo, riposeremo. Ma per ora corriamo forte e non fermiamoci. Chi vince, non si stanca.

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