Superlega, se Streich ha il coraggio di dire a Juve, Barça e Real che c’è un elefante nella stanza

“An elephant in the room”, un elefante nella stanza, è una metafora cui gli inglesi ricorrono con il proverbiale pragmatismo per affermare una verità che tutti conoscono, ma di cui pochi parlano, sebbene non si possa ignorare a lungo, come l’ingombrante animale piazzato in un angolo della casa. Christian Streich, 57 anni, allenatore del Friburgo, quarto in Bundesliga con il Lipsia, giovedì avversario della Juve nella prima delle due sfide valide per gli ottavi di finale di Europa League, è un signore tedesco. Tuttavia, parlando della Superlega o di ciò che ne è rimasto, ha indicato all’inglese la natura del problema. Dopo lo 0-0 in casa del Borussia Moenchegladbach e pensando alla Juve, Streich ha affermato: “Di solito è il Gladbach a giocare questo tipo di partite in Europa, non noi. I miei ragazzi hanno fatto un lavoro straordinario e ora possono andare a Torino per sfidare i bianconeri. È incredibile”. Poi, Streich ha fatto entrare in scena l’elefante nella stanza: “Sono cresciuto guardando grandi club, erano fortissimi e avevano grandi giocatori. Ora, però, vedo che cosa stia succedendo ad alcune di queste grandi società, penso a ciò che sta accadendo in Spagna e in Italia e dico che il romanticismo sia venuto meno. I grandi club vogliono fondare la Superlega per fare ancora più soldi, ma, come prima cosa, dovrebbero assicurarsi di gestire correttamente quelli che hanno già”. Dove, ancora una volta si capisce come la Superlega nata nella notte fra il 20 e il 21 aprile 2021, defunta in meno di 48 ore, ora in fase di tentativo di resurrezione a opera dell’A22, che non è l’autostrada del Brennero, sia un progetto partorito con uno scopo precipuo: assicurare nuovi, possibilmente massicci, introiti ad alcuni grandi club alle prese con delicati problemi di bilancio, con tanti saluti alla meritocrazia del campo. Questa è la verità. Grande come un elefante nella stanza.

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