SuperChampions? No, grazie. Anche “The Athletic” si schiera

“Le riforme elitarie sono pura avidità. Osceno pensare di sostituire il merito con wild card perenni” scrive Oliver Kay che prende posizione nella scia della Gazzetta e dell’Equipe

La SuperChampions? No, grazie. Dopo la presa di posizione dell’Equipe, anche il magazine online The Athletic si schiera. A firma Oliver Kay, infatti, è apparso sul web un approfondimento molto critico nei confronti di chi sta spingendo da tempo per avere più partite di alto livello modificando il calcio da sport di tutti ad attività elitaria (e ricchissima). Già dal titolo (“Le riforme elitarie della Champions League sono pura avidità mascherata da preoccupazione”) indica la via intrapresa da Kay e dal magazine.

Equilibri ed entrate

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“Il panorama del calcio europeo è stato trasformato negli ultimi due decenni, e non in meglio – si legge su The Athletic -. L’equilibrio è andato perduto. La necessità di rendere il calcio europeo per club più competitivo dovrebbe condurre alla ricerca di condizioni di parità, esortando Real, Bayern, Juventus, Psg e i grandi club della Premier, che già generano più entrate commerciali e ai botteghini, a distribuire in modo più equo i ricavi dalle tv in modo che forse, nel tempo, il calcio europeo torni a una parvenza di equilibrio”. Questa posizione contraria alla SuperChampions (o SuperLega) era stata espressa anche dalla Gazzetta. Il nucleo della questione, secondo i club europei che spingono verso la riforma (Juventus, Manchester United, Real Madrid tanto per fare alcuni esempi), è economico. Avere più partite di altissimo livello porta più vantaggi economici con sé (diritti tv).

Meritocrazia

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Ma “qualcosa che consacri la tendenza elitaria degli ultimi due o tre decenni, preservando per l’eternità le grandi disuguaglianze del calcio nazionale ed europeo nel 2021 è osceno” scrive ancora Kay su The Athletic. E ancora: “Suggerire che il torneo sarebbe migliore offrendo a Milan o Roma una wild card a spese dell’Atalanta è patetico. È innegabile che più persone, in Europa o nel mondo, siano interessate a guardare Milan, Arsenal e Manchester United – anche nelle loro versioni blande, mal assemblate e mal gestite degli ultimi anni – anziché squadre davvero intraprendenti come Atalanta, Lipsia e Leicester. Agli occhi di Perez, Agnelli eccetera, questa è la prova di cui sentono di avere bisogno”.

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