Suning da “Fozza Inda” alla storia: nell’anno più duro, il primo scudetto di una proprietà straniera

L’orgoglio della famiglia Zhang, entrata 4 anni fa e reduce da mesi difficilissimi, tra Covid e restrizioni di Pechino. E per Steven il bello viene ora

Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia da quel “Fozza Inda” del neo patron Jindong divenuto virale in un batter di ciglia. Quattro anni dopo, Suning è diventata la prima proprietà straniera capace di vincere lo scudetto. E per di più al termine di una stagione segnata da mille problemi. Difficile immaginare e quantificare l’orgoglio della famiglia Zhang per la conquista di un traguardo storico non soltanto per l’Inter. E se Zhang senior da Nanchino avrà brindato e ripetuto “Fozza Inda”, ma con compostezza orientale, Steven l”occidentale’ (studi negli Usa, seconda casa a Milano) si porta a casa un altro record. Vince da presidente più giovane di sempre (compirà 30 anni il 21 dicembre) e soprattutto è convinto che questo sia solo l’inizio. Vuole la seconda stella e riportare l’Inter in alto anche in Europa.

Energia Steven

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Ovvio che la passione cinese non possa essere la stessa di una famiglia Moratti che respira Inter da sempre o anche quella dei tifosi, costretti a festeggiare a casa dopo che l’anno scorso avevano riempito il Meazza con una media di 65.800 presenze a partita. Ma il presidente si è immerso nell’Inter anima e corpo e, malgrado resti l’erede unico di un impero che ha ramificazioni nei settori retail, real estate, sport, media entertainment, investimenti e servizi finanziari, anche nei sette mesi lontano da Milano causa Covid ha fatto di tutto per fronteggiare l’emergenza finanziaria che, tra contrazione dei ricavi causa pandemia e blocco di Pechino agli investimenti non strategici all’estero, ha rischiato di costringere Suning a vendere l’Inter – ma Steven avrebbe fatto da argine anche col padre – proprio quando stava per raccogliere il frutto di un investimento iniziato nel giugno 2016.

Sforzo da 712 milioni

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Uno sforzo economico da 712 milioni. Alla faccia di chi in questi mesi difficili credeva che i cinesi volessero solo guadagnarci. Quello è riuscito soltanto a Erick Thohir, il traghettatore dell’austerity tra Moratti e Zhang, che si è portato a casa circa 150 milioni. Tra acquisto delle vecchie azioni (128 milioni), aumento di capitale riservato (142), prestiti fruttiferi in più tranche (40, 177, 119) e ricavi commerciali garantiti dalle società della galassia Suning (159), il totale al giugno scorso diventa bello ingombrante.

Meriti e Pechino

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Curiosamente, è la stessa esposizione di Elliott sul Milan. Ed entrambe le proprietà, alleate nel megaprogetto da 1,2 miliardi per il nuovo San Siro, ribadiscono in ogni occasione che i loro piani calcistici sono di medio-lungo termine. Nel frattempo la pandemia ha però mutato lo scenario dell’industria del football e dell’intera economia globale e Suning ha appena trovato l’accordo per un finanziamento da 250-300 milioni con cui metterà in pegno un pacchetto di azioni ma manterrà la maggioranza. Sperando che nel medio-breve periodo, l’economia torni a girare e che il Governo cinese riapra almeno in parte agli investimenti all’estero. Perché la famiglia Zhang ha fatto tanto per l’Inter – in campo, con l’aumento dei ricavi e la digitalizzazione -, ma un aspetto non si può dimenticare: Suning è sì un’azienda privata ma all’interno di una sorta di capitalismo di Stato, quindi bisogna tenere in considerazione anche le ragioni politiche. In parole povere, i dettami di Pechino.

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