Studia design, disegna il Verona: Ilic, il bimbo di Juric già meglio del suo c.t. Stojkovic

Guardiola fece carte false per farlo prendere al City, all’Hellas gioca dieci ruoli e il tecnico della Serbia, ex grande acquisto del Verona, lo guarda con attenzione. Le cifre per riscattarlo in estate

Un certo buongusto lo ha sempre avuto. A Belgrado Ivan Ilic frequentava la Scuola di design, poi nel pomeriggio cercava di imitare il suo idolo Ronaldinho, studiato per ore su YouTube. Savicevic e Stojkovic gli altri modelli. Quest’ultimo si presentò a Verona nei Mondiali del 1990, segnando due gol decisivi alla Spagna di Zubizarreta. Ci tornò un anno dopo con tre procuratori e una promessa: “Trasformerò una squadra normale in una formazione da primi posti”. Finì con la retrocessione e una dura battaglia legale contro la famiglia Mazzi. Poco importa, il Verona continuerà a guardarlo. Sabato infatti è diventato il nuovo c.t della Serbia e fra i suoi osservati speciali c’è anche Ivan, che nella sua prima stagione italiana lo ha già superato: tre gol dell’allievo contro i due del maestro.

Kobe e record

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L’ultimo Ivan lo ha segnato sabato al Genoa, aprendo il mancino su assist di Barak. Palla all’incrocio, un po’ come la sua Niš, che si trova al crocevia tra le autostrade dell’est europa. È una citta universitaria, 10 facoltà e circa 14mila studenti. Juric, per il quale giocherebbe perfino in porta, lo chiama “il bambino”, ma Ilic gioca come un professore. Testa alta, tempi, sinistro e destro con la stessa sensibilità. Ha giocato da titolare sette delle ultime otto giornate senza far rimpiangere Veloso, che può così risolvere con calma i problemi al polpaccio. Playmaker come mamma Danijela, cestista d’argento con la nazionale jugoslava ai Mondiali del 1990 in Malesia. Il basket che ritorna, perché Ivan è devoto alla Mamba mentality. Rivede spesso le clip motivazionali di Kobe, anche per questo non trema davanti a niente. Nell’aprile del 2017 ha esordito a 16 anni e 15 giorni nella SuperLiga serba, il primo 2001 a farlo, il più giovane di sempre nella storia della Stella Rossa.

Guardiola e la fede

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Jamie Jackson, corrispondente del Guardian da Manchester, qualche mese dopo lo inserirà fra i migliori giovani della Premier League. Nel frattempo Guardiola aveva insistito con i dirigenti del City affinché gli portassero Ivan e il fratello maggiore Luka, più grande di due anni, anche al costo di spendere 5 milioni di sterline. E Pep, inventore del falso nueve, avrà sorriso nel vederlo segnare all’Inter il primo gol italiano proprio da prima punta, due giorni prima di Natale. Da bambini Ivan e il fratello Luka giocavano sempre nella stessa squadra, altrimenti per gli altri sarebbe stata dura. Da grandi hanno condiviso un anno di prestito al Nac Breda, poi ognuno per la sua strada: Luka al Twente, Ivan al Verona. Secondo il quotidiano serbo Kurir, i gialloblù lo potrebbero riscattare per 12 milioni, anche se il City si sarebbe tenuto la possibilità di un controriscatto a 25. Cifre alte per un ragazzo che il 17 marzo compirà 20 anni. Su un avambraccio si è tatuato una “F”, sull’altro la “E”. Fede la parola magica, perché Ivan è credente e prega sempre. Fede, quella che Juric ha riposto in lui. E ha avuto ragione, ancora una volta.

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