Striscioni, lacrime e gol, Insigne saluta Napoli: “L’amore per questa maglia è per sempre”

Tanta commozione per l’ultima del capitano al Maradona prima della partenza per Toronto: “Bisogna fare delle scelte e questa l’abbiamo fatta insieme, la società ed io. Non posso che dire grazie alla gente e dare loro l’appuntamento in Curva.”

Quando Tommaso Starace lo ha fatto librare nel cielo del Maradona, poco prima del fischio di inizio di Napoli-Genoa, Lorenzo Insigne aveva le lacrime agli occhi. La gente ha urlato il suo nome, lui si è commosso come un bambino mentre era in braccio al magazziniere dei trionfi azzurri. Già, i trionfi: Insigne sognava di festeggiare il tricolore nel giorno del saluto al pubblico del Maradona ma non per questo ha ricevuto un’accoglienza meno calorosa dalla sua gente.

MESSAGGIO E STRISCIONI

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La cerimonia per dirsi addio ha preso il via dopo il riscaldamento con una lettera letta dalla voce registrata di Alessandro Siani e si è conclusa dopo il 90’ con un testo di Maurizio De Giovanni con la voce di Gianfranco Gallo. Dopo essere entrato mano nella mano con il presidente De Laurentiis ed aver ricevuto il “cinque” di tutti i compagni, Insigne (al quale Mertens ha fatto dono di una maglia celebrativa) ha sciorinato un messaggio semplice ma sentito e scritto con accuratezza; “Abbiamo gioito, sofferto e a volte litigato come in una enorme famiglia – ha detto Insigne rivolgendosi ai tifosi -. Mi mancherete sempre”. Lorenzo ha ringraziato tutti (società compresa ma senza citare il presidente De Laurentiis, oggetto della contestazione dello stadio) ammettendo che questo addio gli ha lasciato l’amaro in bocca. La gente di fede azzurra gli ha dedicato due striscioni significativi: “La tua maglia pesava perché era di chi veramente l’amava, tu l’hai indossata con estro, orgoglio e dignità da fiero figlio di questa città”, il messaggio della Curva B.

“Appuntamento in curva”

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Non manca poi tanto tempo alla prossima partita di Lorenzo Insigne al San Paolo, non sarà in campo però il capitano azzurro ma sugli spalti. Del resto, lì andava da bambino e lì tornerà non appena gli sarà possibile: “È troppo forte l’amore per questa città e questa maglia – ha detto Insigne dopo il match vinto contro il Genoa e la cerimonia legata al suo addio – però poi bisogna fare delle scelte e questa l’abbiamo fatta insieme, la società ed io. Non posso che dire grazie alla gente e dare loro l’appuntamento in Curva. Spero che quando i miei figli saranno grandi si parlerà ancora del percorso con il Napoli del loro papà”. Le manifestazioni di affetto nei confronti di Insigne si sono sprecate: “Allenatori, compagni di squadra e società: porto tutti nel cuore, non appena avrò il tempo di farlo tornerò qui. Adesso, però, è inutile parlare di ciò che è stato anche perché ho dato tutto e non ho rimpianti”.

SPALLETTI

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Attorno ad Insigne c’erano i suoi cari (con la maglia numero 24), i due figli sono anche entrati in campo con lui ma a stringersi attorno al capitano è stato tutto il Napoli a partire dal team manager Beppe Santoro, il suo scopritore, che visibilmente emozionato gli ha dato un simpatico scappellotto. Da Frattamaggiore a Toronto il viaggio di Insigne in maglia azzurra è stato costellato di gol (con quello di oggi ha superato Hamsik toccando quota 122) e trionfi (due volte la Coppa Italia ed una Supercoppa) tanto da meritarsi anche gli elogi del governatore regionale De Luca, salernitano doc, che lo ha pubblicamente lodato con un sorprendente post sui social. Scontate, ma non banale, le parole usate nel pre-partita da Spalletti: “Quelli come Insigne ti danno la soluzione che non è scritta su nessuna lavagna”. Nel suo scacchiere, Spalletti lo ha sempre schierato a sinistra dove Lorenzo in pratica ha agito per tutta la carriera.

CILIEGINA

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Quelle zolle Insigne le ha infiammate in un paio di circostanze tra il 28’ ed il 36’ sfiorando il gol (prima ha calciato fuori a giro, poi ha trovato Sirigu pronto alla respinta). Il rigore prima sbagliato e poi trasformato è stata la classica ciliegina sulla torta. Stremato da una giornata così ricca di emozioni, Lorenzo si è lasciato cadere sul prato del San Paolo con – ancora una volta – le lacrime agli occhi per poi perdersi negli abbracci di Koulibaly e Anguissa e prendersi – al momento del cambio – la standing ovation dello stadio ma anche di tutta la panchina. Con la sciarpa azzurra al collo, durante il giro di campo finale Insigne al Maradona è parso proprio un bambino felice con addosso però il peso di chi sta lasciando la casa dove è cresciuto.

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