Staffetta azzurra: il Galles si avvicina, ecco i due dilemmi di Mancini

Contro i britannici Chiesa e Belotti potrebbero prendere il posto di Insigne e Immobile. E c’è sempre Raspadori in lista d’attesa

Un attaccante col posto fisso in questa Nazionale? Tutti pensavano a Federico Chiesa, reduce dalla stagione della maturità nella Juve, tra Champions, lotta scudetto e le lezioni di Pirlo che lo hanno reso un giocatore diverso. Valutando poi il ballottaggio tra i due centravanti, puntare su Andrea Belotti non sarebbe stato un azzardo: il c.t. aveva programmato l’alternanza europea con Ciro Immobile, ma il torinista sembrava il più integrato nella manovra azzurra.

cambio di programma

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Il tridente Chiesa-Belotti-Insigne, insomma, era quello dei campetti della vigilia. Sbagliato. Come Valcareggi, Bearzot, Vicini, per tornare a precedenti illustri, Mancini ha cambiato idea all’ultimo, o quasi, scegliendo decisamente Berardi e Immobile. E nessuno fin qui può dargli torto. Ma il momento dei “quasi” titolari non dovrebbe essere lontano, complice il fatto che con il Galles non ci si gioca la qualificazione e che il turnover mirato è arma indispensabile in un torneo da sette gare in trenta giorni.

due dilemmi

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Mancini decide spesso in volata, com’è stato per Di Lorenzo-Toloi prima della Svizzera. Per la sfida con i gallesi c’è da attendersi più di una novità, considerato che il pari ci consegnerebbe il primo posto e che, sei giorni dopo, avremo una tra l’Ucraina e l’Austria. Ecco perché Chiesa e Belotti possono sognare il debutto dal 1’ nell’Europeo, domani all’Olimpico. Indiziati a cedergli il posto sono Insigne, stanco dopo due partite ad altissima intensità, un tesoro da preservare per l’eliminazione diretta, e Immobile, che si è meritato il posto di titolare nei primi 180. Ma come Mancini lo ha “salvato”, lasciandolo in campo contro gli svizzeri malgrado gli errori (ed è stato premiato dal 3-0), così tenere Belotti per in panchina per la terza di fila potrebbe dare un colpo all’autostima del torinista, declassato improvvisamente in seconda fascia. Però il c.t. s’è sempre dimostrato un fine psicologo nella gestione dei suoi uomini: puntando anche su quelli che non giocavano nei loro club (Zaniolo, Sensi) o non erano in condizione (Bernardeschi). Difficile si smentisca.

come gioca berardi

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Chiesa è stato uno degli intoccabili di Mancini lungo tutto il ciclo. Prima dell’Europeo aveva giocato 23 partite su 32, il più schierato dopo Bonucci e Jorginho. Un solo gol, questo sicuramente un limite, ma anche tante partite “spaccate” dalle sue incursioni da destra o da sinistra, incrociando in area in dribbling veloce. Però nell’ultima stagione s’è imposto — nel Sassuolo e in azzurro — Berardi, diventato finalmente grande. Tanti gol e un tipo di gioco diverso, più essenziale e freddo, meno palloni ma più decisivi, con un movimento da destra che crea sempre un pericolo. Offrendo nello stesso tempo tanta copertura. Berardi è entrato nei primi quattro gol dell’Italia all’Europeo, per ora merita il posto e potrebbe essere in campo anche con il Galles.

mossa insigne

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Chiesa ha giocato solo 31’, con due subentri dalla panchina. Chiesa è diverso anche da Insigne, ala di nome e ormai trequartista di testa e di fatto. Se dovesse entrare al posto del napoletano, lo juventino potrebbe accentrarsi, galleggiare tra l’esterno (Emerson?) e il centravanti (Belotti), cambiando i suoi movimenti tipici. A meno che la mossa dell’esterno alto non si sposti a destra. Non che Chiesa non abbia mai frequentato le zone centrali: l’ha fatto nella Fiorentina e anche contro la Svizzera, seconda punta nel sorprendente 3-5-2 finale accanto a Immobile.

il gallo e raspa

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In attacco non c’è solo Belotti, comunque ancora il capocannoniere del ciclo Mancini con 8 gol (come Immobile), 18 presenze prima dell’Europeo dove il c.t. gli ha concesso gli ultimi 9’ contro la Turchia. In lista d’attesa anche Raspadori, il baby del Sassuolo che il c.t. ha voluto a tutti i costi perché temeva che le risposte dei due titolari potessero essere insufficienti. Immobile ha segnato due gol (potevano essere almeno quattro, peccato) e Belotti aspetta l’occasione. Al momento per la rivelazione di De Zerbi non c’è nessuna fretta. Tanto il tempo è dalla sua parte.

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