Stadio, affari, made in Italy Juve-Sassuolo le “gemelle”

Una è la più scudettata d’Italia, l’altra non ha mai vinto nulla. Possono due squadre così essere simili? Possono, nel caso di Juventus e Sassuolo. Nonostante storia, budget e ambizioni profondamente differenti, le cose che hanno in comune le due protagoniste della sfida di oggi allo Stadium le avvicinano. Tanto. Espn, canale tv e sito americano, ha parlato del Sassuolo come del “fratello minore della Juventus”. La definizione forse non piacerà in Emilia, ma vista da laggiù, ci può stare. I legami e le somiglianze vanno oltre la finale di Coppa Italia della scorsa stagione, quando il club di Squinzi si trovò a tifare bianconero per evitare che il Milan gli togliesse la prima qualificazione in Europa.

proprieta’ e stadio — In tempi di cinesi a Milano e americani a Roma, Juve e Sassuolo sono creature di due famiglie dell’imprenditoria italiana. Gli Agnelli e la Fiat da una parte, Squinzi e la Mapei dall’altra. Patron riconoscibili, non certo mecenati, ma attenti e ambiziosi amministratori. Poi ci sono gli stadi, entrambi di proprietà: se a Torino ne hanno costruito uno all’avanguardia, inaugurato cinque anni fa e diventato da subito un valore aggiunto, i neroverdi se ne sono comprato uno esistente, quello di Reggio Emilia. Il Mapei Stadium non sarà sempre esaurito, non avrà l’impatto di quello bianconero, ma costituisce comunque un’eccezione nel panorama italiano.

made in italy — “Città tricolore” è la seconda denominazione dell’impianto reggiano (e neroverde). E qui veniamo al secondo punto di contatto: il “made in Italy”. Entrambe le società mostrano una certa predilezione per i giocatori italiani, o almeno cresciuti da noi. Le aspirazioni europee della Juventus hanno recentemente ammorbidito questa linea, con acquisti di stranieri “pesanti”. Però la retroguardia e parte del centrocampo restano azzurri e il mercato estivo ha visto arrivare Pjanic e Higuain, ossia il meglio che la nostra Serie A potesse fornire. Nel caso del Sassuolo la tendenza è ancora più estremizzata: si compra solo nella Penisola, una caratteristica che non ha eguali in Italia e pochi casi assimilabili in Europa (l’Athletic Bilbao il più eclatante). Giovani e italiani: queste le caratteristiche che piacciono al Sassuolo sul mercato.
mercato — La cosa ha fatto nascere una collaborazione che possiamo definire intensa fra i due club. Marrone, Peluso, Ziegler, Zaza, Boakye, Chibsah, Lirola sono giocatori che si sono mossi sull’asse Torino-Sassuolo e viceversa negli ultimi anni. Su altri due acquisti degli emiliani, Trotta e Sensi, pare ci siano una regia e un’opzione bianconera. Matri è un ex supplementare, arrivato però da altre strade, mentre Lirola è un prestito secco di Marotta a Carnevali. Quest’ultimo, a.d. e d.g. del club di Squinzi dal 2014, si è trovato persino a dover puntualizzare: “Non siamo la succursale di nessuno, nemmeno della Juventus”. Di sicuro le due società lavorano bene insieme, anche i due dirigenti sono amici di lungo corso: da quando, a inizio anni 90, figuravano insieme nei quadri dirigenziali di Monza, Como e Ravenna. La cosa sicuramente aiuta, anche per risolvere questioni spinose, come quella di Berardi.
berardi — Già, perché c’è anche Domenico, detto Mimmo, che balla e unisce Juve e Sassuolo, da un po’. Il talento classe 1994 pare abbia rifiutato due volte il salto verso Torino, preferendo un ambiente che gli garantisca continuità e un tecnico cui è fortemente legato. Su di lui, hanno detto in passato gli emiliani, “la Juve ha una opzione che non scade”. Insomma, pare questione di tempo. Di sicuro c’è che Berardi salterà oggi per la quarta volta la sfida ai bianconeri. Due volte out per squalifica, due per infortunio: cause di forza maggiore, nessun materiale per i complottisti.
allegri — Fra i più felici dell’assenza dell’uomo che Ventura ha “snobbato” c’è probabilmente Massimiliano Allegri: la sua panchina al Milan saltò dopo una sconfitta 4-3 contro il Sassuolo, con poker proprio di Mimmo (gennaio 2014). Max toccò il fondo anche l’anno scorso, con la caduta che chiudeva la pessima serie iniziale della Juve, ma in realtà il suo legame col Sassuolo è più profondo, e i ricordi sono positivi: c’era lui alla guida quando arrivò la prima promozione dei neroverdi in Serie B (2008). Se quelle due ora sono un po’ più vicine, è anche merito suo.

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