Spareggi, la missione di Mancini. La seconda partita sarà difficile

Saremo teste di serie, ma serve tornare la squadra che la scorsa estate ha stupito il mondo

dal nostro inviato Marco Pasotto

16 novembre – BELFAST (Irlanda del Nord)

Quattro mesi per capire. Quattro mesi per riorganizzarsi e riavviare il sistema operativo assicurandosi di aver provveduto a un back up dei dati a partire dall’11 giugno. Il giorno di Italia-Turchia, il primo atto della magnifica cavalcata che ci ha portato fino al sipario di Wembley. Perché da qualche parte occorre pur ripartire e quattro mesi saranno – devono esserlo – sufficienti per un reset parziale e un ritorno al passato recente. Fra la brutta figura di Belfast e i playoff della seconda metà di marzo 2022 l’unica data da sottolineare davvero sul calendario è il 26 novembre. Fra pochi giorni, quando l’urna di Zurigo ci consegnerà le tre avversarie del nostro girone. Saremo teste di serie e avremo evidentemente una strada un po’ più privilegiata nella prima delle due partite, ma nella seconda possiamo andare incontro a scenari preoccupanti. E dovremo farci trovare pronti.

ALCHIMIA

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In che modo? E’ la nuova missione di Mancini. La pagina di storia scritta a luglio è indelebile e rimarrà per sempre, ma l’eventualità di fallire l’accesso ai Mondiali per la seconda volta di fila è un’ipotesi catastrofica. E il fatto di ritrovarsi a correre questo rischio erode in qualche modo il bonus conquistato in estate. Il c.t. si ritrova fra le mani una squadra costretta a ripartire e forse, paradossalmente, potrebbe essere la svolta dal punto di vista mentale. Le bollicine dell’Europeo erano in qualche modo ancora fresche perché la Nazionale ha ripreso l’attività presto e ha giocato per tutto l’autunno. Ora invece fino ai playoff di marzo Coverciano sarà vuoto e magari la pressione di dover dimostrare ogni volta di essere i campioni d’Europa si alleggerirà. Anno nuovo, vita nuova ma calcio vecchio, però. Basta ritrovare quello di questa estate e la prima missione di Mancini sarà agire sulla testa dei giocatori. Rimettere a loro disposizione l’alchimia giusta per scendere in campo consapevoli dei propri mezzi.

QUANTI MAL DI TESTA

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Non si vince un Europeo per caso, anche se non si parte da favoriti. Se lo abbiamo portato a casa è perché siamo stati più squadra, sotto tutti gli aspetti: spogliatoio, convinzioni, gestione tattica, approccio agonistico. Abbiamo provocato epidemie di emicranie facendo girare quel pallone alla velocità delle luce dentro una ragnatela che non si è spezzata nemmeno quando il vento soffiava a cento all’ora. Abbiamo trovato il gol con mille interpreti diversi e in mille modi diversi, e se siamo riusciti a fare tutto questo allora possiamo riuscirci di nuovo. Questo è il concetto base da cui dovrà ripartire Mancini, sperando che l’infermeria sia una stanza destinata a rimanere vuota. Gli alibi sono le scuse dei deboli, però negli ultimi dieci giorni ne sono successe di tutti i colori e ci sono venuti a mancare protagonisti importanti. Quattro mesi per riorganizzare le idee, allora. Possono bastare, dovranno bastare. Perché saltare il secondo Mondiale di fila ci farebbe traslocare nel sottoscala del pallone planetario.

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