Spagna, che disastro: solo il Real avanza in Champions. Perché la Liga non domina più in Europa?

Mai tre club spagnoli eliminati al primo turno. Barcellona e Siviglia vanno in Europa League, da decidere il destino dell’Atletico. Crisi economica e scelte sbagliate le cause della débacle

Dal nostro inviato Filippo Maria Ricci @filippomricci

27 ottobre – BARCELLONA (SPAGNA)

Chiamatela Europa Liga. Quando alla fine dei gironi di Champions League manca ancora una giornata, la Spagna sa già che negli ottavi della massima competizione europea avrà solo il Real Madrid, campione uscente. Barcellona e Siviglia proseguiranno il proprio cammino continentale in Europa League. Come l’Atletico, nella migliore delle ipotesi: perché il Cholo affaticato e sfortunato rischia addirittura il quarto posto

MAI SUCCESSO

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Partiamo da una constatazione numerica: da quando esiste la Champions League mai tre club spagnoli erano stati eliminati al primo turno. Non è il caso di trarre conclusioni affrettate, perché solo 5 mesi fa la Liga offriva il 50% delle squadre impegnate nelle semifinali di Champions League, col sorprendente Villarreal capace di far fuori prima la Juventus e poi addirittura il Bayern Monaco a far compagnia al Madrid.

LA DIFFERENZA

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Detto questo, altri numeri però ci dicono che in questo strano inizio di una stagione condizionata dal Mondiale autunnale le squadre spagnole in Champions stanno soffrendo da morire: tra Madrid, Barça, Atletico e Siviglia nelle prime 5 giornate hanno rimediato appena 6 vittorie (una sola in trasferta, e la metà del bottino è di Ancelotti), con 6 pari e addirittura 8 sconfitte. Il 30% di successi è in netto contrasto con quanto sta succedendo a Betis, Real Sociedad e Villarreal in Europa e Conference League: le tre spagnole hanno vinto 13 partite su 14, il 93%, col pari del Betis con la Roma.

LA DOMANDA

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La Liga è diventato improvvisamente un campionato minore? La risposta è no, perché non bastano due mesi di difficoltà per esprimere un giudizio tanto definitivo. Va ricordato che nel secolo in corso le squadre spagnole hanno sin qui dominato in Europa, con 34 successi tra Champions, Europa League, Conference League e Supercoppa contro i 13 delle inglesi e i 6 delle italiane e delle tedesche, però proprio per questo i flop stagionali fanno ancora più rumore.

CASO PER CASO

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La crisi del Siviglia era altamente prevedibile. Vendere due centrali come Kounde e Diego Carlos rimpiazzandoli con Marcao (sempre infortunato), Nianzou o Rekik e Gudelj è mossa altamente rischiosa. Così come imbottire la squadra di mezzepunte senza avere un attaccante davvero forte. Da qualche tempo Monchi non riesce a trovare i colpi che l’hanno reso celebre e l’obbligo di far quadrare il bilancio ha fatto il resto. Il Siviglia annaspa, ha già cambiato allenatore passando da Lopetegui a Sampaoli, e la sua crisi non è una sorpresa.

CHOLO PERDUTO

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Diversa la situazione dell’Atletico Madrid. Dopo le finali raggiunte e perse col Madrid nel 2014 e nel 2016 è arrivato il riflusso. Simeone, sulla panchina Colchonera da 11 anni, sembra aver perduto quell’energia vitale che è sempre stata il motore della sua squadra, raramente bella ma sempre guerriera e spesso efficace. L’Atletico ha vinto la Liga nel 2021, però l’impressione è che il modello cholista si sia spiaggiato. I problemi di relazione con Joao Felix, talento carissimo e un po’ infantile, ieri sera fatto entrare all’87’ di una sfida esasperata, complicatissima e decisiva, sono il manifesto di un imbroglio creativo. “Ho la testa dura, continuerò a provarci”, ha detto Simeone ieri dopo l’incredibile finale di gara col Bayer Leverkusen (rigore sbagliato al 98’) a chi gli chiedeva lumi sul futuro suo e della squadra. Intanto martedì a Oporto proverà a conquistare il passaggio in Europa League

DISASTRO BLAUGRANA

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Molto diverso il caso del Barcellona, che dal “triplete” del 2015 è in continua caduta, salvo l’eccezione della semifinale del 2019. I ceffoni presi, con Leo Messi, a Parigi, Torino, Roma, Liverpool avevano fatto ripetutamente suonare il campanello d’allarme, però la presenza dell’argentino mascherava problemi sempre più evidenti. Il Barcellona ha pagato caro il Covid e una gestione economica scellerata col mezzo miliardo buttato per Coutinho, Dembélé e Griezmann e finita con le dimissioni del presidente Bartomeu.

NO LEO, NO PARTY

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Laporta è tornato coi suoi ricordi gloriosi e un entusiasmo contagioso, ma di fronte alla bancarotta non è riuscito a trattenere l’esoso Messi. E senza Leo il Barça per due anni di fila è finito dalla Champions all’Europa League. L’ultima volta gli era successo nel 2000.

SPESE FOLLI

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Peggio, in questa estate folle il Barcellona ha ipotecato asset per quasi 800 milioni di euro spendendo sul mercato come una ricca squadra inglese. Voleva vincere subito, e la convinzione che le cose potessero tornare a splendere era tale che nel bilancio 22-23, teoricamente superiore al miliardo e 200 milioni, sono stati messi i soldi per la qualificazione ai quarti di finale della Champions. Il club della cantera si è affidato alla “cartera”, ovvero il portafoglio: l’investimento sul 34enne Lewandowski, 45 milioni al Bayern più uno stipendio da 10-16-13-10 milioni netti all’anno, andava in quella direzione e rischia di diventare una zavorra insostenibile.

XAVI ANNASPA

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È stato preso Xavi perché diventasse il nuovo Guardiola, ma l’ex cervello del Barça di Pep fa una fatica notevole: in Champions sinora ha una vittoria, 2 pareggi e 4 sconfitte. E in Europa League dopo aver eliminato a fatica Napoli e Galatasaray l’anno scorso è caduto con l’Eintracht. “Ci sono ancora 4 titoli da conquistare, la stagione non può essere considerata fallimentare”, ha detto Xavi ieri sera. Ha ragione, però l’eliminazione dalla Champions ha fatto malissimo. E le sue difficoltà sembrano anche dialettiche oltre che tattiche: Xavi non riesce a far girare il pallone nemmeno in conferenza stampa, tra riferimenti agli arbitri e ripetizioni di discorsi sul Dna blaugrana ormai superati.

IL CONFRONTO

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Laporta ha venduto un entusiasmo che non corrisponde alla reale forza della squadra. Al Camp Nou ieri sera c’erano oltre 84.000 spettatori. Contro l’Inter oltre 92.000. Però la squadra in Europa non va. E qui torniamo al discorso di partenza, con altri numeri interessanti. In Liga il Barcellona ha preso gol solo in due partite su 11, nel nefasto Clásico al Bernabeu e in una vittoria netta con la Real Sociedad. Al Camp Nou, 6 partite con la porta di Ter Stegen inviolata. In Europa però il Barcellona ha preso gol da tutti, persino dal Viktoria Plzen, e in casa 3 dall’Inter e 3 dal Bayern. Questo inizio di stagione ci dice che il Barça può competere in Liga, meno che col Madrid. Quasi a voler dimostrare che il livello è questo: quello di un’Europa Liga.

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