Sotto a chi attacca. La sfida in 5 duelli, da Dumfries e Gosens a Dzeko e Zapata

Alle 18 a San Siro il match che può già dare un’impronta alla stagione. Inzaghi: “Voglio fame e cattiveria”. Gasperini: “La classifica guardiamola più avanti”

F. Conticello – A. Elefante

25 settembre – Milano

Tecnici che poco si amano, centravanti che tanto duellano (pure sul mercato). E ancora portieri che si intrecciano, centrali che battagliano, esterni che sfrecciano: Inter-Atalanta è un inno alla sfida. Se i campioni di Italia vogliono mandare un altro messaggio minaccioso, stavolta contro una diretta concorrente, l’Atalanta vuole dimostrare di viaggiare ancora alle frequenze dell’anno passato. Pochi i dubbi di formazione, Inzaghi sta decidendo quale freccia usare a destra: Dumfries o Darmian, azzardo o conservazione. Sceglierà solo oggi e la tentazione olandese è forte. Il dubbio per Gasperini è, invece, la disponibilità di Pessina, che giovedì ha preso un colpo al collo del piede, “molto doloroso, ma riassorbibile in 24 ore”, ha detto il tecnico. Ieri l’azzurro non si è allenato: proverà stamattina e si deciderà in base alle sue sensazioni. Se non dovesse farcela probabilmente toccherà a Pasalic.

I portieri

Handanovic, Musso, Udine. Che intreccio (mancato)

Il passato comune a Udine, il futuro che poteva intrecciarsi. Oltre ai guanti, Samir Handanovic e Juan Musso hanno parecchio in comune: entrambi hanno iniziato la scalata italiana dal Friuli e l’argentino poteva essere l’erede dello sloveno in nerazzurro. Niente da fare: all’Inter non è tempo di spese, figurarsi per un portiere. Per questo il capitano Samir è ancora saldo. Anzi, dopo un inizio traballante e gol regalati a Verona e in parte anche alla Samp, Handa ha ripreso per una notte il vecchio status: se i campioni d’Italia non sono naufragati nel primo tempo del Franchi, molto si deve alle manone di Samir che ha il contratto in scadenza a fine anno. E il prossimo anno potrebbe prendere il suo posto André Onana, ora all’Ajax. Gasperini, invece, voleva Musso e Musso voleva la Champions: venti milioni di euro hanno fatto combaciare tutti i desideri, compreso quello dell’Udinese. I 2 gol subìti in 4 gare (contro la Fiorentina non giocò, perché appena rientrato dall’Argentina) sono uno specchio fedele di un’identità difensiva più accorta dell’Atalanta, che ovviamente non dipende solo dal suo rendimento, ma anche dal livello di sicurezza che Juan ha raggiunto. E che riesce a trasmettere alla squadra. La partita di Vila-Real – tre parate da supereroe per tenere a galla la Dea – lo ha eletto a uomo decisivo, e il timbro dela Champions ha un valore sempre particolare; quella di stasera a San Siro può lucidargli ulteriormente l’immagine. E anche la candidatura a portiere fra i migliori del campionato, con ragionevoli ambizioni di diventarne il migliore.

Gli esterni

Denzel sfida pure Darmian, ma con Robin scintille sicure

Cheparta dall’inizio o subentri a Darmian, oggi Denzel Dumfries incrocerà prima o poi lungo il cammino Robin Gosens: scontro tra treni in corsa. Quello olandese dell’Inter contro il Bologna ha toccato la vertigine di 34,3 chilometri all’ora, quello tedesco dell’Atalanta viaggia con una marcia in meno, il suo massimo è 29,7 contro la Salernitana. Dumfries necessita comunque di lezioni di tattica e tecnica difensiva e oggi sarà accontentato con un corso intensivo a San Siro: il rivale atalantino è tra i più temibili. Al di là di certi movimenti da digerire in difesa, Denzel ha fatto intravedere quanto possa fare male davanti: è ancora un diamante grezzo, ma Simone sa come lavorarlo. Gosens, invece, è già il miglior marcatore della Dea: due gol (contro Villarreal e Sassuolo) più una traversa, esattamente come Zapata; l’attacco del palo opposto a quello del lato su cui si sviluppa l’azione (spesso il suo, con lo Zappacosta ara-fascia destra di questi tempi) resta il suo biglietto da visita; in ogni partita ha almeno un paio di occasioni pulite per puntare o mirare la porta. Eppure il tedesco sta dimostrando un’interessante “evoluzione”, non a caso parallela a quella della squadra: la sua fase difensiva, e contro Dumfries sarà determinante, si è rivelata finora più attenta e continua ed è diventata regola il vederlo abbassarsi per primo sulla linea degli altri tre difensori nella transizione. Se possibile, quest’anno ai suoi esterni il Gasp sta chiedendo ancora di più. Per questo contro il Sassuolo ha risparmiato a entrambi gli ultimi 20’: il saldo delle sfide sulle due fasce avrà un impatto non banale sull’esito della partita.

I centrocampisti

Brozovic e Freuler: doppia fase e regia lucida

Prima regola prendersi il centro: Remo Freuler, ad esempio, a Bergamo è “centrale” in ogni senso, mai in discussione per Gasp; Marcelo Brozovic, invece, a Milano ha dovuto ricostruire la smarrita centralità. Se con Conte era importante ma pur sempre sacrificabile, con Inzaghi ha fatto un passettino in più fino a diventare semplicemente insostituibile. La sfida alla Dea è delicata per chi come lui fa due lavori, proteggere e ripartire, ma non quanto quella intorno al suo contratto: il croato è in scadenza e, in teoria, tra tre mesi potrebbe firmare già per trasferirsi altrove. L’Inter vuole evitarlo, ma Brozo non sembra essere minimamente distratto dal chiacchiericcio: una tale continuità non si era mai vista. Il croato era in campo ovviamente a Firenze, Gasperini invece, in previsione della partita di oggi (la terza in otto giorni), martedì ha risparmiato completamente solo due uomini: Palomino e proprio Freuler, non potendo fare lo stesso con Zapata vista l’indisponibilità di Muriel. Scelta non casuale: l’argentino si è dimostrato finora il difensore più in forma dei quattro utilizzati, lo svizzero (che non aveva mancato un minuto, al di là della gara di Torino saltata per squalifica) è il gps della squadra, il sincronizzatore del gioco, il play atipico che la governa, ma non ama darle una logica guardandola solo da dietro. E che quasi sempre sbuca al posto giusto nel momento giusto. Tanto più adesso che è tornato il sodale De Roon, che gli consente un po’ meno sacrificio difensivo e dunque un po’ più di libertà d’azione: vedi gol a Villarreal, appena tornati a giocare in coppia.

I centravanti

Sliding doors di desideri: Edin-Duvàn, vedi il destino

Sliding doors, uno poteva essere al posto dell’altro . Se i nerazzurri avessero avuto un gruzzoletto maggiore, forse avrebbero bussato più forte alla porta della Dea per Zapata, che a Lukaku si avvicina per forza e fisico. Invece, Duvàn è rimasto felicemente a Bergamo e l’Inter, altrettanto felicemente, ha scelto l’usato sicuro: Edin Dzeko, minima spesa e massimo rendimento. Garantendo solo minimi futuri bonus alla Roma, i campioni d’Italia hanno arruolato un 35enne con la motivazione di un 20enne: è il capocannoniere della squadra con 4 reti e guai a togliergli il campo (fuori dall’inizio solo col Bologna). Se Simone sta armando una macchina bellica davanti (già 18 reti), molto si deve anche alle doti da regista del cigno bosniaco. Anche Zapata sa che l’eco del suo nome, che in estate rimbombava da Milano a Bergamo, non era un banale rumor di mercato. Ma ha anche sempre saputo che per smuovere l’idea dell’Atalanta – totem offensivo irrinunciabile – sarebbe servita un’offerta monstre, che l’Inter non poteva permettersi. Ci ha sperato, perché per i suoi standard era monstre anche la proposta di ingaggio dell’Inter, ma non si è illuso. E quando Marotta ha sterzato su Dzeko, il colombiano «ha dimostrato – ha detto ieri Gasperini – l’attaccamento all’Atalanta che conosciamo. Basta guardare l’impegno che sta mettendo: mai una manifestazione di indolenza, Duvàn è un ragazzo splendido». Oltre che il solito centro di gravità del reparto offensivo nerazzurro: quando non segna, aiuta a segnare; in base a come si muove lui, la Dea attacca.

Gli allenatori

La frizioni dei tecnici tra frecciate incrociate

Che il Gasp non abbia avuto buon feeling con il nerazzurro milanese è cosa nota e in più Simone Inzaghi non è certo il suo miglior amico. Dalla finale di Coppa Italia 2019, vinta tra le polemiche dalla Lazio di Mone, non scorre buon sangue. Tra audio rubati a Lotito, mancate strette di mano e frecciate incrociate, il rosario è lungo: «Il nervosismo? Loro spesso arrivano dietro…», punzecchiava Gasperini a gennaio. «La Coppa Italia sta in bella mostra a Formello», replicava Farris, vice di Inzaghi sia alla Lazio che all’Inter. In realtà, è una sfida ad alto tasso tecnico: due specialisti della difesa a tre che amano dominare il gioco. Ieri Simone ha fatto la sua richiesta ufficiale alla squadra: “Contro l’Atalanta voglio fame e cattiveria”. E un’aggiunta sul passato: “Ho trovato una squadra già ottimamente allenata, cerco di dare idee per farla evolvere”. Per Gasperini quella squadra “ha qualcosa in più, come Milan e Napoli: anche se dopo sole cinque giornate certi valori sono già ben definiti. E l’Inter, che si pensava più condizionata da certe cessioni, soprattutto quella di Lukaku, sta comunque trovando, coralmente, equilibri diversi. L’Atalanta deve pensare solo a se stessa: non alla classifica – la guarderemo più avanti – ma recuperando umiltà e concentrandosi solo sulle proprie partite”.

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