Sorrisi, chiacchiere, poi un urlo. E il talento muore in sella alla cyclette

Le visite mediche all’ospedale di Novara finiscono in tragedia per Italo Alaimo. Scarica elettrica o il cuore che ha ceduto? Tra versioni diverse e un giallo da 35 milioni, la verità non è mai venuta a galla

L’urlo è terribile. Fino a un attimo prima l’uomo sta pedalando sulla cyclette, tranquillo, senza fatica. Scambia due chiacchiere con i dottori che lo osservano, sorride, è l’ultima prova della giornata, poi sarà libero per la cena. Ma, improvvisamente, l’uomo si irrigidisce, urla, eccolo che si affloscia e cade dalla cyclette, di lato, riverso a terra esanime. Quando i dottori lo soccorrono, l’uomo ha ancora attaccati al torace, alle gambe e alle braccia gli elettrodi dell’elettrocardiografo. Se esiste una morte assurda per un calciatore, quella è toccata a Italo Alaimo nell’estate del 1967. Morto folgorato. Per un cortocircuito.

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