No, se perdiamo questa sera non saremmo fuori dai prossimi Europei, ma ci complicheremmo molto la vita. E non solo per la classifica del girone che imporrebbe una specie di percorso netto, o quasi, per evitare gli spareggi, ma perché perdere ancora una volta con la Macedonia del Nord spalancherebbe un dibattito tutt’altro che semplice, proprio all’esordio di Luciano Spalletti.
L’attesa e le problematiche
C’è molta attesa e legittimo ottimismo intorno al nuovo ct, d’altronde negli occhi abbiamo il suo Napoli che schiaffeggia il Liverpool e l’Ajax, nel cuore la speranza di rivedere un po’ di quel gioco e quella sicurezza nella Nazionale, che negli ultimi due anni, per molte ragioni, ha diradato l’entusiasmo dei tifosi. Misurare la salute del sistema calcio con i risultati della Nazionale è un po’ come misurarsi la febbre mettendo il termometro nei capelli, quindi è inutile cercare una correlazione fra l’aver saltato gli ultimi due Mondiali e la crisi del movimento.
Può essere spericolato e fuorviante, perché una partita può andare bene o male per un tiro che finisce dieci centimetri a destra o a sinistra; mentre un piano per costruire gli stadi non è questione di fortuna, ma di volontà politica e da vent’anni, tranne pochissime eccezioni, nessuno ha messo giù un mattone. Negli stessi vent’anni sono stati incassati, solo da diritti tv, 13 miliardi di euro, per lo più sperperati in giocatori e procuratori (roba che costruivi 22 nuovi Bernabeu).
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