Slot Heavy Metal, a Liverpool tifosi conquistati dal Klopp olandese

A Liverpool scegliere l’allenatore è una cosa serissima. Una decisione diversa da tutte le altre, in cui a essere presi in considerazione sono tutta una serie di parametri che magari in altri posti nemmeno vengono considerati. Molto ha a che fare con l’unicità del luogo e di un club diverso da tutti gli altri, come diverso da tutto il resto – cosa risaputissima in Inghilterra – è il popolo Scouser: sempre contro, perennemente all’opposizione, antisistema nel Dna, e in grado di identificarsi in tutto e per tutto coi valori che quella maglia rossa rappresenta sin dal principio, dentro e soprattutto fuori dal campo. D’altronde se nei 132 anni di storia del club i tecnici chiamati a guidarlo sono stati solamente 21 un motivo dovrà pur esserci.

La scelta di Slot

Il ventunesimo di questa prestigiosa serie di prescelti che vanta nomi del calibro di Shankly, Paisley, Dalglish, Houllier, Benitez e Klopp, si chiama Arne Slot. A maggio, durante la fase di casting, erano stati tanti i nomi che si erano fatti per il dopo Klopp, con un paio – Xabi Alonso e Amorim – più caldi rispetto al resto. E invece il club, come sempre contro corrente, aveva messo gli occhi già da un po’ di tempo, e cioè da quando Klopp aveva annunciato internamente la sua intenzione di lasciare, sul quarantacinquenne allenatore del Feyenoord, con alle spalle una discreta carriera da calciatore spesa tutta in Olanda, e capace da allenatore di portare la squadra di Rotterdam a giocarsi una finale europea (quella di Conference persa contro la Roma) e di condurla alla vittoria dell’Eredivisie nel 2023 e della Coppa Olandese nel 2024.

Il ‘Klopp Olandese’

Da quelle parti già da un po’ lo avevano ribattezzato il “Klopp olandese”, per il suo modo di intendere il calcio molto simile a quello ad altissima intensità così caro al tecnico di Stoccarda. Insomma, quel modo di giocare a pallone che Klopp una volta definì “Heavy Metal”: intensità, aggressività, dinamismo e tanto, tantissimo pressing. Quando Slot ha lasciato il Feyenoord i primi a festeggiare sono stati gli acerrimi nemici dell’Ajax, stanchi di essere presi a pallonate dal club rivale, come accaduto per esempio nei due scontri diretti della passata stagione, in cui ne avevano prese 4 in casa e addirittura 6 fuori. In Inghilterra, invece, sono bastate tre giornate per far comprendere a tutti il motivo per il quale il Liverpool lo ha voluto così fortemente, tanto da decidere di pagare al Feyenoord una clausola di 10,5 milioni per liberarlo.

La lezione impartita ai Red Devils

Ma a essersene accorti nel modo più traumatico sono i tifosi del Manchester United, rivali storici dei Reds, che domenica scorsa hanno visto la propria squadra soccombere inerme sotto i colpi inferti da un rigenerato Salah e da un Luis Diaz in forma spaziale. Come se non bastasse, a fine gara Slot si è dilettato a spiegare con molta nonchalance come è riuscito a mandare in tilt il sistema di gioco ideato dal connazionale ten Hag, scatenando una doppia goduria nei tifosi Reds, il cui secondo sport preferito dopo il calcio è sbeffeggiare i rivali di Manchester. «I loro terzini nove volte su dieci sono molto alti, e poi Casemiro si inserisce in mezzo. Se riesci a rubargli la palla in mezzo al campo e a tenere Díaz e Salah alti, allora sei costantemente in una situazione di uno contro uno», aveva spiegato a fine partita, evidenziando quello che tutti, tranne ten Hag, avevano visto sin dai primi minuti. Nel suo gioco si rivedono dunque molti (non tutti) dei principi calcistici di Klopp, anche se almeno a primo impatto il personaggio è decisamente meno istrionico e passionale rispetto all’amatissimo condottiero tedesco: nessuno, infatti, l’ha ancora visto correre sotto la Kop o agitare le braccia come un direttore d’orchestra dirigendo i cori dei tifosi. E se allora fosse lui il vero “Normal One”?

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