Sheva sfida il suo Milan, ma c’è aria di addio. Genoa, è pronto Labbadia

Andriy, per la prima volta al Meazza da tecnico: destino quasi segnato, il tedesco in pole

La prima da allenatore a San Siro contro il suoMilan. Con il forte timore che possa essere anche l’ultima partita sulla panchina del Genoa. Un cammino che sin qui per Andriy Shevchenko (ieri ancora positivo al Covid-19, ma oggi farà un altro tampone) è stato decisamente più una croce, che una delizia. L’esonero pare dietro l’angolo, e soltanto una grande prestazione stasera, abbinata a una vittoria, potrebbe far cambiare idea alla proprietà americana. Il candidato forte è Bruno Labbadia, 55 anni, ex giocatore del Bayern Monaco, che piace moltissimo al nuovo direttore dell’area tecnica genoana Johannes Spors e potrebbe – in caso di eliminazione dalla Coppa Italia stasera contro la squadra di Pioli – già debuttare lunedì nel posticipo di campionato a Firenze. Lo stesso manager scelto da 777 Partners per guidare la rivoluzione del club, negli ultimi giorni, ha valutato anche altri profili per scegliere il possibile successore di Shevchenko. Due in particolare: il francese Rudi Garcia, ex tecnico della Roma, e Pal Dardai, ex giocatore simbolo (e poi tecnico) dell’Hertha Berlino. Con Labbadia dovrebbe arrivare sotto la Lanterna anche il centrocampista tedesco Nadien Amiri, 25 anni, in forza al Bayer Leverkusen, andando così a rinforzare una mediana che sino ad oggi ha sofferto parecchio in campionato.

Non era questo il clima con cui il tecnico ucraino ed ex simbolo del Milan avrebbe pensato di dover fare i conti quando il 14 dicembre scorso i rossoblù hanno staccato il biglietto per gli ottavi di Coppa Italia, nell’unica vittoria della gestione-Shevchenko. La sconfitta di domenica scorsa contro lo Spezia, soprattutto, ha fatto precipitare la situazione: per il modo in cui è maturata e per l’avversario che c’era di fronte, diretto concorrente nella lotta per la salvezza. A quel punto, nonostante una campagna di rafforzamento già avviata e una dozzina di milioni già investiti (sono arrivati Hefti, Ostigard e Yeboah), s’è cercato da parte della proprietà di addivenire a una sorta di gentlemen agreement fra le parti, allo scopo di poter studiare un addio soft. Un’ipotesi, questa, poi evidentemente superata dalla realtà. La scelta repentina di un sostituto rappresenta il segnale chiaro della volontà di 777 Partners di voler provare a tutti i costi a ribaltare una situazione maledettamente complicata, ma non ancora compromessa del tutto. Certo, sul piatto c’era un investimento già fatto all’incirca di una ventina di milioni, considerando l’ingaggio di Shevchenko (circa 2,5 milioni netti a stagione sino al 2024) e quello per il suo staff. La stagione dei rossoblù è stata sin qui tribolatissima, non solo per l’assestamento interno successivo al cambio di proprietà, ma anche per una serie infinita di infortuni che ha minato ulteriormente una rosa già fragile. Che, sino alla dodicesima giornata, prima dell’arrivo di Shevchenko, aveva perso per strada tanti, troppi punti. Impensabile, dunque, pensare di poter richiamare proprio Ballardini oppure Maran (che aveva iniziato la stagione 2020-21), entrambi a libro-paga.

Sheva si giocherà tutto nello stadio che è stato la sua casa per otto stagioni (e ancora più a lungo per il suo vice Mauro Tassotti, una vita al Milan tra campo e panchina, da braccio destro di Ancelotti, Leonardo, Allegri, Seedorf e Inzaghi). Tra Andriy e i tifosi rossoneri è stato amore a prima vista, sin dal debutto, nell’agosto del ‘99. Era una notte da coppa anche quella. Il Milan campione d’Italia si giocava la Supercoppa contro il Parma, Sheva andò in bianco e il trofeo lo vinsero gli emiliani, ma il colpo di fulmine con San Siro scattò lo stesso. Da quelle parti gli abbagli sono rarissimi, la storia dell’ucraino in rossonero lo ha confermato. Momenti indimenticabili? Il gol nel primo derby, 2-1 all’Inter del 23 ottobre ’99, e tutti gli altri 13 segnati ai nerazzurri: nella storia della stracittadina, nessuno ha fatto meglio di lui. Il Pallone d’oro mostrato a 70mila fan pazzi di gioia, il 6 gennaio 2004. E poi il gol alla Lazio, 3 dicembre 2008, l’ultimo da milanista. Erano gli ottavi di finale, provate a indovinare qual era la competizione.

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