Serie A. "W l'Italia", un tesoro da 800 milioni

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I nostri giovani ora non aspettano più in panchina. Gagliardini, Locatelli, Bernardeschi incantano. E…

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MILANO – Si compra italiano. Sempre di più. E si crede nel made in Italy. Fino in fondo: perché quei ragazzi una volta comprati o cresciuti in casa, vengono messi in campo. Non è una moda, è ormai una linea forte, un marchio di fabbrica. Guardate l’Inter con Gagliardini. Guardate la Fiorentina con Bernardeschi, guardate il Milan con Donnarumma, Calabria, De Sciglio, Locatelli. Guardate l’Atalanta che è diventata, con i suoi ragazzi, la principale interlocutrice dei grandi club. C’è un nucleo di giovani italiani tra i 18 e i 25 anni in tutti i ruoli, altra curiosità, rara: abbiamo portieri, centrali di difesa, terzini destri e sinistri, mediani, registi e trequartisti, bomber, rifinitori, esterni d’attacco. Ce n’è per tutti. Ne abbiamo censiti 60, tutti in Serie A. La sessione di mercato appena conclusa dimostra che tanti di loro sono stati protagonisti di movimenti e trasferimenti in questi giorni: esattamente in 12, tra Gagliardini, Caldara, Sportiello, Gollini, Cristante, Cataldi, Saponara, Verre. E poi i ragazzi saliti dalla B: Faragò a Cagliari, Morosini e Beghetto da Juric.

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LE BIG E NON SOLO – L’appello in favore dei ragazzi italiani è piovuto da più e autorevoli parti. E questo accade da un po’. Sappiamo che il Sassuolo ha fatto un vanto del prodotto italiano e di una formazione spesso tutta con passaporto tricolore. Il Milan di Berlusconi e Galliani, che aspetta il closing cinese, ha deciso di costruire una squadra che valorizzasse i giovani del vivaio: Donnarumma è il dopo Buffon e alle spalle c’è già Plizzari; Calabria e De Sciglio copriranno le fasce a lungo, Locatelli costruirà gioco. La Juventus dopo Marchisio, che a sua volta era già stato lui dopo Del Piero, prepara la difesa del futuro con innesti graduali: Rugani, che era stato preso per la Primavera dall’Empoli qualche anno fa, ora è prontissimo a raccogliere eredità di peso. Poi arriverà Caldara. E pian piano la BBC troverà un’altra sigla da coniare.

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