Serie A, scatta il divieto delle maglie verdi: perché non sono più ammesse

Come preannunciato lo scorso anno, dalla stagione 2022/2023 le squadre del campionato italiano non potranno vestire di verde i propri giocatori di movimento: limiti ed eccezioni della novità

Fermi tutti, così non si può entrare: dalla stagione 2022-2023, quella che comincerà appena prima di Ferragosto, in Serie A vige un nuovo “dress code”. Chi veste di verde, infatti, è pregato di restare fuori dal terreno di gioco. Con il ritorno del campionato che tutti i tifosi italiani stanno aspettando, infatti, entra in vigore un nuovo divieto: il colore verde non è infatti ammesso per i giocatori di movimento della massima divisione italiana.

Nero su bianco

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La novità era stata ufficializzata in anticipo nel 2021 e ora è condensata in una riga e mezza del Comunicato Ufficiale numero 3 dell’annata inaugurata a inizio mese: “È vietato l’utilizzo di divise da gioco di colore verde per i giocatori di movimento”. Va da sé che la prima precisazione è proprio legata ai portieri, che non sono coinvolti dalla nuova norma e che spesso e volentieri vestono la tinta che per gli altri sarà proibita. Tutto il resto, invece, va approfondito.

Perché

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Innanzitutto le motivazioni della decisione della Lega Serie A, che muove dal rischio di confondersi visivamente tra i colori del kit e il manto erboso dei campi del campionato. Nel recente passato questo effetto è stato evidente principalmente a livello televisivo, con le inquadrature che hanno reso talvolta difficoltosa la distinzione tra il verde delle maglie e quello del manto erboso. Un fastidio per gli appassionati seduti sul divano, un problema per molte grafiche visibili soltanto in sovrimpressione da casa con cui si sono verificati problemi: le suddette grafiche funzionano proprio sulla base del verde del campo. Queste le motivazioni della nuova norma, anche se a cascata l’effetto aiuterà anche gli arbitri. Da immagini simili a quelle televisive si attinge infatti in sala Var per esaminare i casi più spinosi delle partite di Serie A: con tutti gli zoom che vengono applicati nei replay, spesso le immagini finiscono per essere sgranate e questa confusione cromatica può creare incertezza (si pensi al fuorigioco) tra gli assistenti del direttore di gara seduti ai monitor. Minore, invece, l’impatto in campo, visto che la maggior parte delle volte le prospettive dei protagonisti contrappongono le maglie agli spalti e non al terreno di gioco.

I casi

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È facile dire “verde”, ma ovviamente cambiando tonalità varia anche la probabilità di confondersi visivamente. Per questo motivo il divieto scoraggia i club dallo scegliere il colore proibito per seconda e terza maglia, anche se ogni tinta può essere più o meno sfumata: si pensi al cosiddetto “verde acqua”, certamente diverso dai prati di Serie A e quindi difficilmente ingannevole. In questi casi sarà eventualmente la Lega a “bloccare” i kit, durante i controlli che già attua per verificare il rispetto degli altri paletti, come quelli relativi agli sponsor sulla divisa. Discorso diverso per i club che hanno il verde come colore sociale dominante: le divise di casa sono invece esentate da questo divieto. Tirano quindi un sospiro di sollievo sia i tifosi del Sassuolo che quelli degli altri club storicamente in verde.

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