Serie A, la qualità nell'era di Omicron

Il Milan con i suoi acuti e i suoi vuoti, che le suona a una Roma operaia, con l’aiuto di un inqualificabile arbitraggio. La Juve con tutta la sua imbarazzante mediocrità, che pareggia contro le riserve del Napoli. È questa la Befana pandemica del calcio italiano, decimato da un virus che colpisce i calciatori ancor più dei cittadini comuni, vuoi per la loro ineducazione alla prudenza, vuoi per una malcelata tendenza a schifare i vaccini. 
 
Il bilancio è interlocutorio. Perché l’Inter sta ancora là davanti, con una partita da giocare. E perché domenica sarà ancora Omicron a influenzare le sorti di Roma-Juve, Inter-Lazio, Venezia-Milan e Napoli-Samp. Ma se quella di Inzaghi è vera fuga lo scopriremo solo quando il primo buco nel fittissimo calendario consentirà il recupero di Bologna-Inter

Se da inguaribili amanti del calcio e della Formula uno abbiamo fin qui paragonato gli incerti del campionato a quelli di un Gran Premio, dobbiamo cambiare prospettiva. Il parallelo non regge più. Per capire che cosa accade e come affrontarlo bisogna riferirsi a una Parigi-Dakar. Non vince la macchina più veloce, ma quella che ha più ricambi e migliore gestione. Da qui a due mesi, almeno fino a quando il virus continuerà a soffiare, la differenza la fanno il dopolavoro prudente degli atleti e l’applicazione rigorosa delle bolle. 

Lo dimostra l’impari sfida tra una Juve quasi al completo e un Napoli falcidiato dalla Coppa d’Africa e dai contagi. Che ha palleggiato con il suo lezioso torello tra i bianconeri confusi come e più del solito a centrocampo, svogliati sulle fasce e inconcludenti davanti. Il migliore dei quali, Chiesa, appare un don Chisciotte della pelota, tutto ardore e poca lucidità, che ci prova e ci riprova sempre da solo, sparacchiandola ora in cielo, ora tra le gambe del muro azzurro, finché non trova la deviazione complice di Lobotka che regala ad Allegri un insperato e immeritato pareggio. Se dopo il giro di boa del campionato una certezza si fa granitica nella mente del tecnico toscano, ma anche del più indulgente dei tifosi, è che più della metà dei bianconeri usurpa una maglia che non meriterebbe di indossare. Fatta eccezione per Locatelli, il cui occhio intuitivo si fa via via più acuto nel deserto che lo circonda. 

Il Napoli tiene testa ai bianconeri con una formazione di superstiti e convalescenti, in cui mancano ormai da mesi alcuni dei pilastri. Ma il lavoro paziente di Spalletti ha trasferito raziocinio tattico a tutto lo spogliatoio: cosicché Lobotka a tratti pare il Pjanic che Allegri rimpiange, e dietro di lui tre improvvisati rincalzi, a cui si aggiunge l’ottimo Di Lorenzo, tessono una ragnatela in cui Morata perde visione ed equilibrio, mostrando tutti i suoi limiti. E se pure Zielinski fa fatica a smarcarsi, se pure Insigne gioca con la testa piena di pensieri, ci pensa il solito Mertens. L’uno a uno dice niente e tutto. Niente perché è il risultato di una partita improbabile. Tutto perché la distanza tra il vertice della classifica, a cui con fatica il Napoli resta aggrappato, e il quinto posto, dove galleggia sbandata la Juve, è lo specchio fedele del divario che c’è tra le due squadre. 

Lo stesso vale per Milan e Roma, al netto dei marchiani errori dell’arbitro Chiffi, tanto più censurabile perché concede il primo decisivo e inesistente rigore dopo aver visionato per almeno due minuti la moviola con il contributo del Var. Ma l’alta qualità dei rossoneri è una dote che compensa qualche calo di condizione e qualche fragilità tattica. Così, se pure Brahim Diaz non è più quello delle prime giornate, c’è la leadership di Tonali che s’impone con un crescendo di personalità e senso tattico. E quando nella ripresa Pioli scatena Ibra e Leao, basta uno scambio per spiegare che cosa può fare l’alleanza di piedi e di testa tra due top player, uno alle ultime battute e l’altro pronto a succedergli. 

Il carattere di Mourinho è una disposizione d’animo che la Roma ha introiettato e che fa meno amare le sue défaillance. Ma la distanza tra il modesto coraggio e la virtù dei vincenti è, di fronte alle performance giallorosse, un quadretto che non lascia spazio a interpretazioni. I tifosi l’hanno capito. E si accontentano del carattere. 

Milan-Roma: i numeri del match

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