Chi, tra Allegri e Inzaghi, ha la rosa migliore? I numeri – freddi, asettici ma in qualche modo rivelatori – dicono che l’Inter arriva alla sfida di stasera allo Stadium più pronta, con più esperienza in campo e con uomini che hanno più calcio nella testa e nelle gambe. Le scelte societarie stanno anche riducendo lo storico gap dal monte ingaggi juventino, ancora il più caro in Serie A ma oggi distante appena un paio di milioni, con la conseguenza di una rosa costata a Zang meno in termini di cartellini (ci sono 8 parametri zero) ma più onerosa alla voce stipendi rispetto al recente passato.
Viceversa, la Juve è inesperta come raramente lo è stata nella sua ricca storia, con un’età media di 26 anni contro i 29 dell’avversaria. Tra le big, Allegri ha la rosa più giovane. Costata però 406 milioni (pesano e non poco gli 80 spesi per Vlahovic) contro i 250 dell’Inter; nonostante questa differenza, la Signora risulta solo quarta come valori assoluti dei singoli cartellini: sarebbe da Champions, dunque, più che da scudetto.
Le differenze
E così, dopo settimane a coprire ambizioni, a interpellare algoritmi e a evitare di sedersi sullo scomodissimo trono dei favoriti, sviscerando persino i bollettini medici a sostegno di una o dell’altra tesi, emerge il verdetto statistico: l’Inter sembra davvero costruita per vincere, la Juve per tornare a competere. Tra i bianconeri il 15% dei calciatori è Under 21. Sono i prodotti della NextGen, cresciuti come figli da Allegri, e dal 2018 al 2023 in 40 di loro (su 55) sono passati per le nazionali giovanili Under 20 e Under 21. Tra i nerazzurri, attualmente, non c’è nessuno sotto i 21 anni: Simone, insomma, insegue la seconda stella con il cosiddetto “instant team”.
La rosa di Allegri è fatta per il 36% di atleti tra i 21 e i 25 anni (è il blocco più consistente: dentro i vari McKennie, Cambiaso, Locatelli, Weah, Vlahovic, Kean…) contro il 20,8% dei nerazzurri. Lo zoccolo duro dell’Inter (45,9%) è invece tra i 26 e i 30 anni, vedi Lautaro, Calhanoglu, Barella, Dimarco e tanti altri giunti nel momento ideale della maturazione tecnico-atletica; in quella fascia d’età Allegri ha appena il 20% del gruppo. Questo studio dice poi qualcosa in prospettiva, e cioè che alla Continassa potrebbero arrivare al top della carriera solo tra 3-5 anni (i famosi 26-30), con inevitabili riflessioni su quanto sia distante il vertice. I miracoli esistono, come insegna il Napoli di Spalletti (giovane, costato poco e campione con largo anticipo), ma diciamo che il realismo di Allegri ha ottimi argomenti a sostegno.
Tutto capovolto
Un’altra tesi che rafforza la massima allegriana «guardiamo alla distanza dal 5º posto più che al primo» riguarda il minutaggio. Gli over 30 dell’Inter giocano quasi il 40% del tempo, quelli della Juve appena il 21,7%; i calciatori nella fascia 26-30 anni di Inzaghi raggiungono il 49% di impiego contro il 30,2% dei coetanei di Madame, mentre tra i 21 e i 25 anni il minutaggio bianconero sale al 42,8% e quello degli interisti scende vertiginosamente al 12,1%. Gioventù contro esperienza: da una parte ci sono brillanti universitari a inizio percorso, dall’altra studenti ormai prossimi a discutere la tesi. Nei campionati più impotanti (Inghilterra, Italia, Spagna, Germania e Francia) gli interisti hanno inoltre collezionato 4772 gare, gli juventini 3603. Oltre mille partite in meno. Lo stesso si può dire per la Champions: Sommer e compagni hanno ascoltato la musichetta più famosa in 620 occasioni, Rabiot e colleghi 445 volte. Il mondo s’è capovolto dall’Allegri I all’Allegri II: quando, nel 2017, Max giocava la seconda fi nale di Champions in tre anni, la Juve era 5ª nel ranking Uefa e l’Inter 83ª. Il Biscione ora è salito in top ten (8°) e la Signora è scivolata fuori (12ª). Sono cambiati i tempi, e con loro le premesse del derby d’Italia.