Scudetto d’inverno, è già volatona: Milan senza ansie, ma ora l’Inter è “contiana”…

La Juve continua a essere Ronaldo-centrica, per ora il nuovo gioco di Pirlo ha inciso poco. Il Napoli va sull’onda delle motivazioni di Gattuso

Sebastiano Vernazza

8 dicembre – Milano

Settanquattro è il monte scudetti delle attuali prime quattro: 36 ne ha vinti la Juve, 18 a testa Inter e Milan, 2 il Napoli. Se restringiamo il campo alle tre grandi del Nord, il totale scende di poco, a 72. Sulla Serie A soffia forte il vento della tradizione. Squadra per squadra, la nostra analisi sulla volatona per lo scudetto d’inverno, titolo onorifico, però indicativo. Verrà assegnato nel penultimo fine settimana di gennaio, in coincidenza con l’ultima giornata di andata.

Milan: spensieratezza

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Delle quattro è la squadra con l’identità tecnico-tattica più definita, quella con il sistema di gioco meglio collaudato. Pioli ha trovato l’alchimia giusta all’inizio di quest’anno solare, tra gennaio e febbraio, quando è approdato al 4-2-3-1, una variante più offensiva del 4-4-2. Con tale assetto, e con l’innesto del totem Ibrahimovic, il Milan ha acquisito certezze, specie nel ritorno in campo dopo il primo lockdown. Fin qui ha vinto diverse partite senza Ibra, colpito dal virus e da un infortunio muscolare. Non si poteva pensare che Zlatan a quasi 40 anni giocasse sempre, ma la sua personalità è così forte che si riverbera lo stesso sull’ambiente. Uno spogliatoio giovane e senza leadership marcate aveva bisogno di un grande vecchio parafulmini. Si è formato un gruppo bilanciato bene, senza conflitti interiori. Le linee guida di Pioli sono chiare, affiora qualche dubbio sulla tenuta della condizione. L’impressione è che il Milan continui a viaggiare sull’onda del grande lavoro fisico mirato, personalizzato, svolto durante i mesi di chiusura per covid. A logica ci aspettiamo un calo di condizione, un momento di abbassamento dell’intensità, e qualcosa già si percepisce, però a Milanello hanno di certo preparato contromisure e correttivi. Spensieratezza è la parola chiave: l’obiettivo è il ritorno in Champions, il Milan non è obbligato a vincere lo scudetto. Si gode l’attimo, senza ansie.

Inter: stabilità

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Eriksen è stato il granello di sabbia che ha inceppato i piani di Conte. Non discutiamo i valori tecnici del danese, ma l’innesto non è riuscito. Un po’ perché Eriksen non ha mostrato personalità e non ha sfruttato le occasioni avute. Un po’ perché Conte non ha mai creduto fino in fondo all’opzione trequartista. La variante Eriksen lo ha costretto a rivedere i suoi convincimenti, gli ha fatto perdere tempo, ha tolto luce a Brozovic. Nel momento in cui Conte è ritornato al 3-5-2 puro, con Brozonon più obbligato a fungere da guardaspalle di Eriksen assieme all’altro mediano, l’Inter si è reimmessa su strade conosciute. Conte dovrà essere bravo a non passare da un estremo all’altro. Va bene bocciare Eriksen, ma lasciare il possesso del pallone agli avversari, come è successo sabato scorso, può essere pericoloso. Contro il Bologna non c’è problema, si vince lo stesso in virtù delle superiori individualità. Contro avversari di pari livello o più strutturati si rischia di andare sotto. Stabilità è la parola chiave. Stabilità tattica, psicologica, ambientale, e di risultati. Se l’Inter si compatterà, nulla le sarà precluso.

Napoli: defibrillazione

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La rinuncia alla partita contro la Juve è costata quattro punti, i tre regalati ai bianconeri per la sconfitta a tavolino e il punto di penalizzazione. Una sciagura. Questo per dire che la classifica del Napoli è sottodimensionata. Per esempio, senza la penalità, la squadra sarebbe seconda alla pari con l’Inter. Rino Gattuso ha compiuto scelte simili a quelle di Pioli, ha optato da tempo per il 4-2-3-1 come sistema base. Ha perso Osimhen per infortunio, ma ha recuperato Lozano alla causa. Il Napoli è formazione a trazione motivazionale, alimentata dall’energia di Gattuso. Funziona se sta sul pezzo, se aggredisce, se mantiene alta la tensione. Non è votata alla gestione o alla conservazione. Tanto dispendio può usurare, ma non è detto. Defibrillazione è la parola chiave. Se il Napoli impara a dosare le fibrillazioni, può arrivare lontano.

Juventus: modalità

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Tre punti sono arrivati a tavolino, contro il Napoli, a sua volta penalizzato di uno. Precisato questo, la classifica è sorprendente perché sovradimensionata, se pensiamo alle difficoltà di assimilazione del nuovo gioco, di cui oggi si intravvedono degli sprazzi, qua e là e in controluce. Non c’è trucco e non c’è inganno, la Juve è terza a meno 6 dal Milan capolista perché ha Ronaldo, capace di segnare otto gol in sei partite. Se non ne avesse saltato tre, di cui due per virus, la Juve sarebbe più in alto ancora. Se per esempio CR7 avesse giocato a Crotone e a Benevento, la Juve sarebbe forse seconda,a quota 24, due gradini sotto il Milan. Il Ronaldo-centrismo annacqua ogni tentativo di rivoluzione tecnico-tattica. È successo con Sarri, rischia di ricapitare con Pirlo. Ronaldo in Serie A copre tutto. Modalità è la parola chiave. In caso di decimo scudetto di fila, sarà importante il come, il modo in cui la Juve eventualmente lo vincerà: attraverso il nuovo gioco di Pirlo o con il solito Ronaldo?

Conclusioni

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Non fosse altro che per i 5 punti di vantaggio sulla seconda, il Milan è favorito per il titolo platonico di campione d’inverno. Per lo scudetto, i giochi sono aperti. Analizzati gli ultimi eventi, diciamo Inter, ma abbastanza, non tutto, dipenderà dal mercato di gennaio.

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