Sci, futsal, poi il calcio: alla scoperta di Hauge, rossonero nel destino

L’interesse del Diavolo per il talento norvegese è nato ben prima della sfida europea col Bodoe Glimt

“Mi chiamo Hauge e risolvo problemi”. Ecco no, questo non si potrà mai pensare di sentirglielo dire, perché Jens Petter Hauge è un ragazzo misurato e attento, gran lavoratore, arrivato a Milano all’improvviso e all’improvviso diventato importante. Da bimbo ammirava Drogba ed era tifoso del Chelsea.

Sciava e giocava a futsal, a casa sua con la neve e il freddo non è che si potesse stare tanto all’aperto. Da ragazzino si è innamorato di Eden Hazard, dei suoi gol, dei suoi assist, dei suoi dribbling, ed era così contento che avesse firmato per il club che amava. Poi è arrivato il Milan, come se nulla fosse, dopo una bella partita con il Bodoe Glimt. Ma l’interesse veniva da lontano, il settore scouting rossonero lo puntava da un po’. Quando l’affare è stato proposto, non ci sono volute ore per concluderlo. Quattro milioni e mezzo di euro, la cifra più bassa della rosa attuale per un acquisto. Il ragazzo ha stoffa, dicevano i manager dell’area tecnica. Quelli del fondo Elliott hanno dato l’ok all’ad Gazidis in tempo record e l’affare si è concluso con piena soddisfazione di tutti.

Hauge viene da Bodoe, una cittadina di neppure cinquantamila abitanti nella Norvegia settentrionale, che è stata scelta fra le capitali europee della cultura per il 2024 insieme ad altre città dell’estremo nord. In quell’anno, Hauge spera di aver già vinto qualche titolo. Le sue aspettative sono grandi, con il Milan e con la nazionale norvegese. Soprattutto, sono grandi le aspettative del Milan nei suoi confronti, un ventunenne rilassato eppure attento quando entra in campo. Zero ansie, molta flessibilità di ruolo, anche se da esterno sinistro agisce meglio. Ma non sono queste le cose che lo interessano davvero. Hauge vuole imparare, studia l’italiano con passione, ha una fissazione per la perfezione. Acquisita forse da Haaland, la star norvegese, amico in nazionale.

Stili

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A chi somiglia Hauge? E chi lo sa. Ha forza, velocità, vede la porta. Non imita gli idoli avuti da bambino, ma agisce per crescere in fretta. Di se stesso dice che ama far divertire i tifosi: ora non ci sono, ma arriveranno prima o poi. Pioli lo utilizza senza pressarlo, ma è chiaro che in un mondo senza Ibra anche Hauge possa avere più spazio in zona gol. Sta costruendo se stesso con attenzione ai particolari e impressiona l’inserimento, ma se glielo fanno notare risponde “sto ancora imparando e dovrò imparare tantissimo”. Vive a Milano da solo senza intristirsi, ha scelto una casa in centro, in una zona frequentata da tanti altri calciatori.

Ex giocatore di futsal e amante dello sci, ha capito che doveva lasciar perdere delle cose per farne delle altre. Aveva tanti amici nella piccola città che ama e li raggiunge come può, con il computer e il telefono, senza lasciarsi stressare da una situazione difficile. Ha raccontato che prima della partita del Milan con il Bodoe Glimt, allora sua squadra, studiando i video ha detto ai compagni: “Bella squadra, una squadra di giovani, per il futuro sarebbe bello giocare lì”. Si è separato dalla squadra che lo aveva cresciuto con il sorriso, un bene per tutti, il resto si vedrà. Si allena duro, nel tempo libero come i coetanei gioca con la playstation e fa lunghe videochiamate nel profondo nord d’Europa. A Milanello ieri nevicava e lui ha scherzato sui social “Clima norvegese, mi sento a casa”. A Bodoe è legato, ma questo non lo tormenta e lo dimostra l’inserimento rapido, lo certificano i gol segnati. Il futuro di Hauge è ora, anche se ha 21 anni.

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