Schuurs: “Il Torino, l’Europa, il Mondiale e quei consigli di De Ligt…”

Allora, Schuurs: spalla a posto nel vero senso della parola?
«A postissimo. Mi sento bene e sto bene. Sono felice di aver ripreso a giocare senza problemi già durante il ritiro in Spagna. E di nuovo a Torino, ora».

Primo bilancio: da agosto a dicembre, dall’Ajax al Toro.
«Ottime sensazioni anche in questo caso. Splendida accoglienza da parte dei tifosi, bellissime emozioni in campo. E tante differenze rispetto alla mia Olanda. Qui il calcio è enormemente più tattico. Per cui l’esperienza per me è doppiamente formativa. Me l’aspettavo, sapevo che sarebbe stato molto diverso. E sono davvero felice di essere qui. Mi trovo molto bene: sia come squadra, sia come città, sia come ambiente. Ora mi aspetta la seconda parte della stagione: continuare a dare il massimo è la regola».

Avrà seguito bene i Mondiali, immaginiamo.
«Certo».

Voglia di disputarli, un giorno?
«Grandissima! Essere convocato in Nazionale è uno dei miei sogni. Però non sarà facile, la concorrenza è grande. So come funziona, devo fare sempre meglio nel Toro. Solo così posso venir preso in considerazione. Juric mi sta facendo crescere bene. Ho già imparato tante cose».

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Juric all’inizio non la faceva giocare: non la vedeva pronto per il campionato italiano. Ma lei in allenamento ha dato le risposte giuste in fretta. E una volta in campo è risultato un martello. Anche elegante, va detto.
«Sì, è vero. La mia prima impressione nel Toro fu molto buona, positiva. Ma è anche vero che il nostro è un allenatore che pretende tantissimo. E per tutti può essere difficile all’inizio. Juric chiede miglioramenti continui. Ed effettivamente io dovevo passare da una difesa a 4 gestita all’olandese a una difesa a 3, quella del Torino, impostata attorno a un tipo di gioco molto più tattico. E poi l’allenatore chiede in continuazione anche il pressing alto. E la marcatura uomo contro uomo. Tutto questo necessita di un grande lavoro pure cerebrale. Una questione di mentalità e concentrazione, intendo dire. Aspetti complicati, ma che sono fondamentali per migliorare con Juric».

Dove può arrivare il Toro? Da gennaio comincerà un campionato nuovo. La lunga sosta di oltre un mese e mezzo, il mercato… Gli e etti potranno essere anche dirompenti, per alcune squadre. La speranza dei tifosi è che restiate in qualche modo agganciati al treno per l’Europa.
«So benissimo che l’Europa è un obiettivo durissimo da raggiungere. Ma la prima parte della stagione è stata molto buona per noi. Tranne per i troppi gol presi alla fine. Contro Inter, Sassuolo, Roma… e non solo… abbiamo perso 5 o 6 punti negli ultimi minuti. Se oggi li avessimo… Comunque è vero, probabilmente vedremo un campionato molto diverso sotto tanti aspetti. E siccome noi siamo forti come squadra e questo è un club speciale, per me un grande club, vogliamo cercare di riportare i colori granata in Europa. Dovremo andare forti come nei primi 3 mesi di campionato: giocando con qualità.E migliorare quello che dicevo prima: gestire meglio i finali di partita, non prendendo gol e anzi creando occasioni per essere noi a segnare. In modo da non perdere più così tanti punti alla fine. E allora potremmo anche farcela. Si può raggiungere qualcosa di importante, ne abbiamo la possibilità, dobbiamo provarci».

Il suo exploit sta già facendo rumore anche oltre confine. Il mercato estivo è lontanissimo, ci mancherebbe. Ma ci pensa, ogni tanto?
«No. Sono veramente felice di stare qui, di giocare così tanto e di crescere. Penso soltanto al Torino e a fare bene, non ad andare via in estate. Mi interessa solo crescere di gara in gara, imparare tante altre cose e salire sempre più in alto col Toro».

Prima di dire sì al Torino chiese consiglio ad altri olandesi in Italia o già stati da noi, vero?
«Sì. Per esempio all’interista De Vrij e all’ex juventino De Ligt. Mi dissero che sarebbe stata un’ottima scelta. Una palestra perfetta per compiere un salto di qualità. De Ligt, in particolare, mi esaltò anche la bellezza di Torino. E la vita, a Torino. Il calore dei tifosi granata, magnifici, l’ho invece scoperto da solo!».

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