Schmeichel senior: “La moglie di Eriksen lo credeva morto. E l’ipotesi 0-3 a tavolino dall’Uefa…”

L’ex portiere, padre di Kasper in campo per Danimarca-Finlandia, racconta dell’arresto cardiaco e delle alternative date alle nazionali

“Sono state le due ore più strazianti della mia esperienza calcistica”, ha detto Peter Schmeichel, l’ex portiere del Manchester United e della Danimarca, nonché padre dell’attuale portiere danese Kasper, intervistato a BBC Radio Five Live. Ed ha aggiunto particolari a quanto è successo in campo al momento del collasso di Christian Eriksen, raccontatogli dal figlio: “È successo non molto lontano da dove si trovavano tutte le mogli dei giocatori e ovviamente non appena la moglie (Sabrina Kvist, ndr) di Christian l’ha visto, è corsa in campo”. Schmeichel Jr e Kjaer hanno subito cercato di rassicurarla: “Ho parlato con mio figlio Kasper ieri sera: lui è subito corso da lei. Lei credeva che fosse morto, ma lui le ha detto che Christian stava respirando”.

SCONFITTA A TAVOLINO

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Lo stesso Peter Schmeichel, come riporta il quotidiano britannico Sun, ha sostenuto che la Uefa avrebbe messo alle strette la Danimarca: se non avesse portato a termine la gara contro la Finlandia avrebbe perso 3-0 a tavolino. La partita era stata interrotta poco prima dell’intervallo, subito dopo l’arresto cardiaco di Christian Eriksen. Dopo la rianimazione cardiopolmonare il calciatore è stato portato in ospedale, dove è stato confermato che era sveglio e stabile dopo l’arresto cardiaco. Poi le squadre hanno ripreso a giocare, e l’Uefa ha fatto subito sapere che era stata un’espressa richiesta di Eriksen. Ma l’ex portiere danese Peter Schmeichel ha rivelato che la sua nazione avrebbe perso la partita se non l’avesse completata. Questa la sua spiegazione al programma televisivo “Good Morming Britain”: “Hanno detto che i giocatori hanno insistito per giocare. So che non è la verità. O è così che vedi la verità. Sono rimasti con tre opzioni: una era quella di giocare subito gli ultimi 50 minuti. L’altra era giocare il giorno dopo e concludere il match. E la terza opzione era quella di rinunciare alla partita e perdere 3-0…”

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