Scaroni: “Il nuovo stadio del Milan? Non aumenteremo i prezzi popolari”

Il presidente rossonero intervenuto alla Bocconi: “Vogliamo un impianto perché i club con cui competiamo in Europa hanno incassi da stadio nell’area dei 100 milioni, mentre Milan e Inter sono nell’area dei 40”

La quiete è solo apparente. Anche se nelle ultime settimane, di stadio – inteso come nuovo stadio ovviamente – si è parlato molto meno, la questione è sempre in cima ai pensieri del Milan. Perché le lancette continuano a scorrere e il momento dell’attesa deve per forza di cose lasciar spazio all’azione. All’operatività. Se da un lato il Milan di questo periodo vive sulle emozioni forti della Champions – quella attuale e quella che farà di tutto per vivere anche la prossima stagione –, dall’altro proseguono i contatti con le istituzioni e le realtà private potenzialmente interessate e coinvolte dal futuro impianto a tinte esclusivamente rossonere.

Forbice elevata

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La chiave di lettura più importante, ora come ora, è dettata infatti dalle tempistiche: è da questo che dipendono le scelte del club rossonero, non dalla collocazione dello stadio. Oggi Paolo Scaroni è tornato sull’argomento: “Voglio rassicurare, non vogliamo aumentare i prezzi popolari, ma vogliamo avere la possibilità di ospitare aziende che possono spendere anche cifre astronomiche – ha detto il presidente rossonero, intervenuto al workshop ‘Soldi vs idee: il calcio e la sostenibilità’ organizzato all’università Bocconi a Milano, e seduto accanto all’a.d. dell’Inter Alessandro Antonello –. Vivremo tra poco la semifinale di Champions: potrei vendere dei biglietti dedicati alle aziende a 5mila euro, perché sarà la partita dell’anno. In Inghilterra lo fanno da 20 anni, noi in Italia non abbiamo le strutture che ce lo consentono. Per il Milan voglio uno stadio perché i club con cui competiamo in Europa hanno incassi da stadio nell’area dei 100 milioni e noi, Inter e Milan, siamo nell’area dei 40. Questi 60 milioni che mancano mettono a pregiudizio la nostra sostenibilità economica”. Poi si lascia andare a una battuta: “Dirò solo una cosa sullo stadio di Milano perché questa storia è diventata una saga decennale. Su un blog mi chiamavano Stadioni per quanto ne parlo”.

Divario con la Premier

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E allora ecco un intervento anche su un argomento che gli sta molto a cuore: “Abbiamo uno stile Milan e non parliamo mai male di nessuno. Facciamo battaglie contro il razzismo perché ci crediamo. Quando leggo come si esprimono certe persone nel mondo del calcio, penso che siamo cattivi maestri. Dobbiamo avere uno stile e non usare un linguaggio inappropriato, pronunciato in qualche corridoio e poi letto sui giornali. Non va fatto. I primi ad avere un comportamento corretto dobbiamo essere noi”. Poi si torna nell’alveo finanziario: “Al momento i risultati economici sono soddisfacenti, stiamo generando cassa e potremmo raggiungere il break-even”. E, allargando gli orizzonti: “La Premier League incassa 7 miliardi, la Serie A 2,8. Non credo che riusciremo a colmare il gap, ma ci proviamo. I risultati che come squadre italiane stiamo avendo in Champions sono un incentivo per eliminare questa differenza. La partita la vedranno a Shangai e Melbourne, ci sarà più gente invogliata a seguire la Serie A. Nella ripartizione dei ricavi, in Inghilterra i club piccoli sono trattati meglio perché lì la torta è più grande. Il Newcastle, ad esempio, incassa più di Milan e Inter”.

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