Sarri sgrida la Lazio: "Non mi siete piaciuti"

ROMA – Due Lazio in una, al solito. Quella che gioca, quella che non gioca. Quella con l’anima, quella senz’anima. Quella che s’ accende, quella che si spegne. Quella che esprime il sarrismo e quella da bipolarismo. La tradizione shakespeariana e kafkiana della Lazio non s’interrompe. Ad Almeria era una partita tra vacanzieri, ma è il modo di perdere che continua a irritare. Portiere e difensori svagati (eccetto Romagnoli), cedevoli. Terzini disarmati e disarmanti, fasce sequestrate, centrocampo senza furore, attaccanti slabbrati, la testa un po’ in campo e un po’ al Natale. Sarri non l’ha fatta passare liscia neppure stavolta, ieri mattina ha detto poche parole ma taglienti: «Non sono contento di ciò che ho visto», è stato il senso della predica fatta ai suoi, sentita e risentita varie volte nel giro di un anno e mezzo. Queste crisi di discontinuità si verificano e niente e nessuno riesce a evitare che accadano. Non è un caso che Sarri nei periodi felici metta sempre le mani avanti: “Servono controprove“. A metà dicembre, in piena preparazione, dopo la vittoria sul Galatasaray, s’era espresso con riserva: “Abbiamo disputato una buona partita contro una squadra molto tecnica, facendo bene dopo un periodo di inattività. La sensazione è che il lavoro svolto sinora stia venendo bene. La seconda partita è sempre più complicata, l’obiettivo è dare continuità nel prossimo test di venerdì“. C’è stata continuità contro l’Hatayspor, non contro l’Almeria. E non parliamo certo di squadroni. Alla terza uscita la Lazio è crollata di nuovo psicologicamente, tecnicamente, tatticamente, atleticamente. E’ come se premesse il pulsante dell’autodistruzione quando si ritrova in volo. Le amichevoli contano e non contano, ma c’è modo e modo di perdere. L’ardore è dovuto sempre.

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La ripartenza

Eppure Sarri s’era detto soddisfattissimo della prima fase del nuovo precampionato: “Raramente ho avevo visto una squadra allenarsi in questo modo dopo un lungo stop. Per ora siamo soddisfatti“. Quel “per ora” nascondeva timori. La puntualizzazione fatta ieri alla squadra non è nuova, è servita per rinfrescare le menti dopo 21 giorni di preparazione in campo (gli allenamenti erano iniziati venerdì 2 dicembre). Ieri era il 23, dopo la seduta mattutina sono iniziate le vacanze, la ripresa è fissata per martedì 27. Sarri, da Lecce in poi (4 gennaio), dovrà garantirsi un ritmo di vittorie alto altrimenti non potrà difendere il quarto posto, diviso con l’Inter. Dovrà limitare al massimo i cali di tensione, riportare in condizione Immobile ed evitare che cada di nuovo al tappeto. Mau deve ricaricare Milinkovic e gestire Luis Alberto, sempre che restino, uno o l’altro. Pensa di aver impostato una giusta ripreparazione studiando il modello tedesco. La Lazio ha ricaricato le batterie, è possibile che gli sforzi abbiano inciso sulla prestazione di Almeria, ma si è notato anche un abbassamento di tensione e applicazione. E il gioco avrebbe bisogno di sbocchi nuovi, tutti ormai tendono a limitare la costruzione dei centrali. Una Lazio dalla doppia vita complicherebbe i piani Champions a meno che, come aveva preannunciato Lotito durante la cena di Natale, alla vigilia della riapertura del caso plusvalenze, «possono aprirsi scenari impensabili». Tenetevi pronti e approfittatene, aveva aggiunto. Pronti o no? 

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