Sarri e quel mercato Lazio bloccato a causa dell’indice di liquidità: ma che cosa è?

L’indice di liquidità, che monitora il rischio di indebitamento del club, stoppa le operazioni in entrata. Le uscite di Lazzari e Muriqi potrebbero però sbloccare la situazione. E il tecnico aspetta…

Mercato bloccato a causa dell’indice di liquidità. E Maurizio Sarri se ne duole in diretta tv al termine di Inter-Lazio, lamentando (con linguaggio colorito) di non sapere neanche cosa sia. In realtà lo sa benissimo, perché ci ha già dovuto fare i conti nella lunga, scorsa estate. Nel corso della quale alcuni acquisti già effettuati dalla Lazio (Felipe Anderson, Hysaj e poi anche Basic e Pedro) restarono a lungo in stand by proprio a causa di quell’indice di liquidità che adesso torna ad allungare la sua ombra minacciosa sulle speranze dell’allenatore di vedere rafforzata la rosa della sua squadra nella sessione invernale di mercato.

Cos’è l’indice

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Già, ma di cosa si tratta esattamente? Cos’è questo indice di liquidità che blocca la Lazio (ed altri club di Serie A). Intanto sarebbe più coretto chiamarlo indicatore di liquidità. Che è poi il termine con cui viene citato nelle Noif (Norme organizzative interne federali) della Federcalcio. E’ stato introdotto nel 2015 e serve a monitorare la liquidità delle società calcistiche a breve termine. In altre e più semplici parole: è un faro sul rischio di indebitamenti da parte dei club. Che possono assumere nuovi impegni finanziari (acquisti di nuovi giocatori con relativi stipendi, ma anche rinnovi contrattuali di propri giocatori in scadenza di contratto) solo se il rapporto tra attività correnti e passività non superi lo 0,6. La Lazio balla attorno a questa cifra da un paio d’anni, ragion per cui tutte le sue ultime sessioni di mercato sono state condizionate da questo paletto. I nuovi arrivi sono stati possibili solo dopo aver effettuato qualche cessione. Perché per riportare l’indicatore in pareggio o in segno positivo la strada più semplice (e meno onerosa per il bilancio societario) è appunto quella di perfezionare una o più cessioni. Si incassano i soldi del cartellino e si risparmiano quelli per l’ingaggio del calciatore ceduto. Ma ci sarebbero anche altre strade per superare lo scoglio di un indicatore negativo: l’aumento di capitale, un versamento in conto futuro aumento capitale, un finanziamento postergato ed infruttifero dei soci, un versamento in conto copertura perdite.

Piace Casale

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Tutte strade che, però, almeno per il momento la Lazio non intende seguire. Si attendono così le cessioni per poter riportate in attivo l’indicatore di liquidità. Per il momento ne è stata effettuata una sola, quella di Escalante in prestito all’Alaves. Prestito gratuito, per cui c’è solo il risparmio dell’ingaggio per i prossimi sei mesi che però non è sufficiente da solo a ripianare la situazione. Servono altre cessioni, possibilmente a titolo definitivo, oppure prestiti onerosi. Al momento non se ne intravedono, anche se su Lazzari e Muriqi (entrambi in uscita) si stanno concentrando le attenzioni di alcuni club. Se uno dei due dovesse partire la situazione si sbloccherebbe e la Lazio potrebbe andare all’assalto di quei giocatori che ha messo sulla lista dei possibili rinforzi. Per la difesa, ad esempio, piace Nicolò Casale del Verona. Il suo club vorrebbe trattenerlo fino al termine della stagione per poi eventualmente cederlo in estate. Ma, se l’indice si sbloccherà, la Lazio farà un tentativo per portarlo subito alla corte di Sarri.

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