Sansone: «Van Gaal? Ottimo allenatore, ma a livello umano…»

ROMA – Germania, Italia e poi Spagna. Giramondo Nicola Sansone. O meglio, Sansòn. Già, perché dalle parti di Villarreal è così che lo chiamano. E’ già un idolo: 5 gol e 2 assist in 11 partite di Liga, una promessa di Cristiano Ronaldo e l’amicizia con Roberto Soriano.  

TUTTO SULLA LIGA

E’ cresciuto in Germania, esploso in Italia e ora in Spagna. Differenze e punti in comune? 
«In Germania ho lasciato il cuore e la famiglia, è lì che sono nato. In Italia la vita migliore, si sta benissimo. Qui in Spagna invece si gioca il calcio più bello e divertente». 

Che effetto fa vestire la maglia del Bayern Monaco a 11 anni? 
«Un orgoglio immenso, il Bayern è la squadra più importante in Germania e una delle più forti al mondo. Da piccolo giocavo a Monaco insieme a Soriano, non ci siamo mai persi e ora siamo insieme al Villarreal. Siamo grandi amici». 

Spesso si è allenato anche con la prima squadra dove c’era Toni. Quanto l’ha aiutata a crescere? 
«Con Luca ho sempre avuto un bel rapporto, mi aiutava e mi ha dato molti consigli». 

Chi era il giocatore che l’ha impressionato di più? 
«Ribery. Vederlo giocare da vicino è pazzesco». 

In prima squadra è stato allenato da Klinsmann e Van Gaal. Che allenatori sono? 
«Klinsmann mi ha portato in prima squadra, lo ringrazierò per sempre. Van Gaal vuole avere sempre ragione e vuole che uno faccia quello che dice lui. E’ un ottimo allenatore, ma a livello umano così e così». 

Poi l’Italia e nel 2014 il Sassuolo. Come si vive lì il calcio? 
«La società ha un’idea ben precisa: far crescere i giovani italiani. Io li continuo a seguire sempre, se non gli avessero levato quei tre punti contro il Pescara ora sarebbero decisamente più in alto». 

Quanto è stato importante Di Francesco nella sua crescita? 
«Gli devo tanto, ha sempre creduto in me e mi ha insegnato tante cose a livello umano e in campo». 

Che le ha detto prima di andare in Spagna? 
«Mi chiedeva sempre se era già tutto fatto, perché voleva che rimanessi ancora lì. Poi quando ha saputo che sarei partito per la Spagna mi ha fatto un in bocca al lupo». 

Qual è il ricordo più bello che ha del Sassuolo? 
«La partita contro il Genoa quando conquistammo la salvezza al primo anno. Una stagione dura, alla fine abbiamo centrato l’obiettivo». 

E’ rimasto in contatto con i suoi ex compagni? 
«Abbiamo una chat su whatsapp».  

Come si vive in Spagna?  
«Bene, ma non come in Italia». 

Che effetto fa giocare contro Cristiano Ronaldo? 
«E’ uno dei motivi che mi ha spinto a venire in Spagna. Contro Ronaldo è andata bene, vedremo l’8 gennaio col Barcellona di Messi. Quando ho stretto la mano a Cristiano sorridevo come un bambino. E’ il mio idolo da sempre: gli ho chiesto la maglia, ma era arrabbiato per il pareggio. Però me l’ha promessa al ritorno…» 

Che emozioni ha provato a giocare al Bernabeu? 
«E’ lo stadio più bello in cui ho giocato in vita mia. Appena entrato ho pensato: “Chissà quando mi ricapita più, adesso me la voglio godere”. Emozione unica. Quando inizia la partita ci si dimentica di tutto». 

Quant’è importante il fatto che ci siano anche altri due italiani, Bonera e Soriano? 
«Mi hanno aiutato tanto all’inizio quando ancora non sapevo la lingua. Bonera stando qui già da un anno è stato un punto di riferimento».  

Com’è andato il trasferimento? 
«Da un giorno all’altro, inaspettato. All’inizio non sembrava che dovessi andare, poi… Quando me l’hanno proposto ci ho pensato un attimo, ma l’idea di giocare in Spagna mi è sempre piaciuta. Nei giorni della trattativa avevo sentito Soriano mi ha consigliato di venire». 

Cinque gol e 2 assist in 11 partite di Liga: si è subito ambientato benissimo. 
«Per ora sembra che abbia fatto la scelta giusta. Le prime partite sono state difficili: è un calcio meno tattico e più intenso. Ma non ci sono polemiche e pressioni». 

Che aria si respira al Villarreal? 
«Squadra molto buona, una rosa ampia. L’obiettivo è passare il girone di Europa League. E’ chiaro che vogliamo arrivare fino in fondo, ma con un po’ di fortuna… In Liga vogliamo arrivare tra le prime quattro». 

Cosa le è passato per la mente quando ha segnato quel gol contro la Real Sociedad da 52 metri? 
«Non ci ho proprio pensato. Ho visto il portiere fuori, c’ ho provato e per fortuna è andata bene. Quando ho visto quella palla dentro per un attimo non ci ho creduto nemmeno io. Ho ricevuto complimenti da tutti, mi sono arrivati oltre cento messaggi dopo quel gol. La rete è stata bella, ma alla fine vale sempre tre punti come gli altri…». 

Ha giocato sia con Pato che con Bakambu, con chi si trova meglio? 
«Hanno caratteristiche diverse, Pato è il classico numero dieci, Bakambu una prima punta. Io sono un nove e mezzo: un mix tra i due». 

Cosa le manca dell’Italia? 
«Qui si mangia tanta paella, ma le cose che mi mancano di più sono la pasta e il caffè».  

Che effetto fa vestire la maglia della Nazionale?  
«E’ la cosa più bella per un calciatore, ora sogno il Mondiale. Quando un italiano gioca all’estero ha sempre una responsabilità maggiore, deve tenere alto il nome del proprio Paese. Dalla Germania mi hanno proposto delle convocazioni ai tempi dell’Under 15 e 16, ma ho sempre rifiutato perché mi sento italiano». 

@francescoGuer

Precedente Calciomercato, Juventus-Bentancur: ecco le cifre dell'accordo Successivo Serie B Verona, Pecchia: «Con il Cittadella sarà una bella partita»