Sanchez, con l’Empoli possibile occasione da titolare: è l’ultima chiamata?

Il cileno non parte dal 1′ dal 12 maggio contro la Roma, poi l’infortunio, la stagione chiusa in anticipo e le poche presenze con Inzaghi. Ora è candidato ad affiancare Lautaro, l’occasione per cambiare le gerarchie nerazzurre

Se il “Nino” vuole tornare “Maravilla”, Empoli è l’occasione buona. Lo sa Sanchez, che mal sopporta lo scarso impiego riservatogli finora da Inzaghi, e lo spera lo stesso tecnico nerazzurro, orientato a lanciare dal primo minuto il cileno nella sfida di questa sera tra Empoli e Inter. Per Sanchez, candidato a far coppia con Lautaro o Dzeko (più probabile il primo), si tratterebbe del ritorno da titolare dopo quasi sei mesi, con un chiaro obiettivo: riscattare un avvio di stagione fin qui da comparsa e riemergere dall’anonimato, quantomeno per recuperare terreno nelle gerarchie di Inzaghi e dimostrare di poter ancora essere utile alla causa. Come d’altra parte aveva fatto la scorsa stagione.

Nino smarrito

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L’anno scorso il cileno ha infatti indossato alla perfezione i panni del terzo attaccante. Nonostante qualche acciacco di troppo, Sanchez si è rivelato prezioso per far rifiatare la “LuLa” dando un contributo significativo anche in termini di gol e assist. Con sette centri e altrettanti passaggi decisivi distribuiti in 30 presenze, di cui però solo 12 da titolare (e solo due dall’inizio alla fine), in campionato ha contribuito direttamente a un gol ogni 81’. Un rendimento tutto sommato in linea con questo primo scorcio di stagione, almeno guardando i freddi numeri che ad oggi parlano di un assist (quello per Dzeko nel 6-1 sul Bologna) a fronte di 70’ collezionati in campo, meno della metà di Correa. Ma se i numeri vanno anche interpretati, quelli attuali dipingono una realtà molto diversa per il Nino, di fatto declassato nelle gerarchie dell’attacco nerazzurro. Al netto dei problemi fisici che ne hanno condizionato la preparazione estiva, da quando è tornato a disposizione Sanchez ha goduto solo di quattro spezzoni di gara. Nelle prime due circostanze (contro Bologna e Fiorentina) a risultato già ottenuto, nelle ultime due (contro Atalanta e Juve), senza riuscire a incidere in situazioni di punteggio in bilico. Contro i bianconeri il flop principale, con l’Inter che ha finito per incassare il pareggio dopo il suo ingresso in campo.

Brutti ricordi

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Il ritorno da titolare avrà un sapore particolare anche perché l’ultima volta è coincisa con l’inizio di un lungo calvario. Lo scorso 12 maggio, in occasione della sfida casalinga di campionato contro la Roma, Sanchez dovette uscire al 36’ per un infortunio alla caviglia che, di fatto, ne segnò la fine della stagione (salvo una mezzora scarsa a fine maggio contro l’Udinese). Da quel giorno, nel quale il cileno firmava la sua seconda presenza consecutiva da titolare dopo una doppietta (quella contro la Sampdoria), il campo è diventato quasi una chimera. Lì iniziò il lungo via vai tra campo e infermeria e il cileno è scomparso dai radar. Gli infortuni a caviglia e polpaccio lo hanno escluso dalla Coppa America sul più bello e, una volta rientrato a Milano, si è ritrovato in fondo alle gerarchie di Inzaghi. Nonostante il pieno di minuti collezionato in nazionale (tre partite su tre appena dieci giorni fa), Inzaghi lo ha utilizzato solo per un totale di 40’ scarsi negli ultimi tre impegni tra campionato e Champions, nonostante il bisogno di riposo reclamato da Dzeko e il momento di appannamento di Lautaro. Finora, al di là dello zero alla voce gol, Sanchez sta viaggiando a una media di 0,8 tiri a partita con l’80% di passaggi azzeccati. Un contributo necessariamente da migliorare per dimostrare di essere ancora utile alla causa da qui ai prossimi due mesi, quando il mercato tornerà d’attualità.

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