Sabatini e la sua vita “furiosa e solitaria” in un libro: “Il calcio è stato la mia vita”

Tanti aneddoti al Circolo Aniene di Roma per la presentazione di “Il mio calcio furioso e solitario”: tra i presenti Perotti, De Rossi col padre Alberto, Baldissoni, Fenucci, Arianna Mihajlovic, oltre all’attore Sergio Rubini e al presidente del Coni Giovanni Malagò

Un pomeriggio trascorso tra affetti più cari, amici e i personaggi che hanno affiancato Walter Sabatini nel corso di una carriera dedicata al calcio. In questo caso sarebbe quasi più opportuno parlare di un’esistenza spesa dietro al pallone, prima nei panni di giocatore e poi calzando quasi alla perfezione quelli del direttore sportivo in grado di riaccendere i sogni di intere tifoserie. Quelli della Roma in primis, ma non solo. Una storia che l’ex ds giallorosso ha voluto raccontare nel libro “Il mio calcio furioso e solitario”, presentato al circolo Canottieri Aniene di Roma in una sala rimasta gremita per oltre due ore. Volti istituzionali, ex calciatori e dirigenti, tutti riuniti per omaggiare una figura che – per ognuno dei presenti – ha rappresentato molto più dell’ “uomo mercato” che il mondo del calcio italiano si è abituato a conoscere.

De Rossi e Perotti

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Tanti i volti della Roma targata Pallotta presenti. Oltre all’ex vicepresidente giallorosso Mauro Baldissoni e all’ex ad Claudio Fenucci – che con Sabatini ha condiviso anche l’esperienza al Bologna – hanno risposto all’invito anche Diego Perotti e Daniele De Rossi (insieme al padre Alberto). Tra i protagonisti della presentazione anche il presidente del Coni Giovanni Malagó, salito sul palco dopo Arianna Mihajlovic e l’attore Sergio Rubini, legato all’ex ds da una lunga amicizia.

L’evento

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La presentazione si è aperta con una riflessione di Sabatini sui motivi che, dopo anni, lo hanno convinto a scrivere un libro considerato per troppo tempo “un inutile esercizio di autocertificazione”. Ma così non è stato: “Uno prende gli appunti di una vita per poi raccontarli. Il libro si è autogenerato. Ero veramente incazzato per la mia situazione quindi ho deciso di rimettermi al centro con me stesso. Avevo perso la cognizione di chi ero. È un libro godibile, frammenti della mia vita. C’è il calcio in sottofondo perché il calcio è stato la mia vita”. Sabatini prosegue: “Dedico il libro a tutti quelli che non ho nominato. Ho amato tutti i miei calciatori alla stessa maniera. Quando la gente li offende, sono disposto a giocarmi la vita”. Tra questi c’è Daniele De Rossi, celebrato dall’ex ds prima di salire sul palco: “Lo considero come un figlio. Sarà il mio prossimo allenatore, per sua sfortuna mi prende in un momento della carriera nefasto. Lui è un allenatore, solo io ho colto il lavoro che hai fatto a Ferrara in una situazione complicata. A Trigoria lo osservavo lavorare. E così farei anche ora, mi metterei ad ascoltarlo, ho la convinzione che possa farlo ad altissimo livello”.

Area fumatori

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A svelare un aneddoto risalente alla permanenza di Sabatini a Trigoria è stato proprio De Rossi. L’ex capitano romanista ha infatti parlato dell’ufficio del Fulvio Bernardini trasformato in “sala fumatori” da Sabatini: “L’unica cosa che non ho mai fatto col direttore – spiega De Rossi – è essere entrato nel suo studio, era come un’area fumatori di un aeroporto. Facevamo passeggiate all’aperto e parlavamo. Il calcio è farlocco quando si vince, devi trovare persone che ci sono quando le cose non vanno bene. Con lui era un piacere parlare di calcio, sentivo sempre di aver imparato qualcosa dopo aver parlato di lui. Anche se è durata poco ed è finita male mi è piaciuta tantissimo l’esperienza alla Spal. Lui mi fa sentire non dico protetto, ma so che parla di calcio alla mia stessa maniera e ha dei valori simili ai miei”. Emblematico anche il racconto di Mauro Baldissoni, memore delle “battaglie” condotte da Sabatini pur di portare a termine trattative di mercato: “Periodicamente aveva decisioni irrevocabili di abbandono perché aveva litigato con qualcuno della società. Ho trovato due lettere di dimissioni, ma stanno lì. L’ultimo giorno di mercato di gennaio, avevamo dato un giocatore in prestito al Brescia e avevamo deciso di cederlo al Sassuolo, che lo avrebbe rilevato da noi e poi lasciato in prestito al Brescia. Ma questo aveva bisogno di una certa procedura in Lega, ma c’era di mezzo anche il fuso orario con gli Stati Uniti. Sabatini ha obbligato la segretaria a scrivergli la lettera di dimissioni, è andato via sbattendo la porta mentre io cercavo di farmi dare l’ok dagli Stati Uniti ma non mi rispondeva nessuno”.

Mihajlovic e Malagò

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Ad entrare nel merito del titolo scelto dall’ex direttore sportivo per il suo libro è stato invece il numero uno del Coni Malagó: “Non condivido il titolo del libro, l’aggettivo ‘furioso’ non mi piace, è inelegante. Io avrei scritto romantico”. Una critica a cui lo storico ds ha replicato prontamente: “Il mio calcio è furioso, anzi furibondo. Sono stato un acrobata del calcio e ora il fisico mi sta presentando il conto. Ma sarò così finché il fisico me lo permetterà. E sì, è un calcio solitario”. Particolarmente toccante invece il momento in cui Arianna Mihajlovic ha raggiunto Sabatini (visibilmente commosso) per ricordare il marito scomparso: “Walter e sua moglie Fabiola mi sono stati accanto tantissimo, soprattutto negli ultimi mesi di Sinisa, non lo dimenticherò mai. Gli voglio un mondo di bene”.

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