Rooney ci nacque, Pogba si compra, Griezmann ci vince: perché il calcio ama Football Manager

Il simulatore di calcio più amato al mondo nacque con due biglietti per un concerto dei Blur e un’amicizia, oggi è un fenomeno amato da campioni, ds, dirigenti curiosi. E che anche Trapattoni un giorno imparò ad apprezzare…

Giulio Di Feo

4 novembre – Milano

Faitout Maouassa, difensore francese adesso al Bruges, un giorno ha voluto fare una conferenza stampa. Tavolo, microfono, bottiglie d’acqua, si è seduto e ha ringraziato il gruppo per il lavoro che ha portato il Birmingham alla promozione in Premier League. Ma come, disse la gente, non gioca – all’epoca ci giocava – al Rennes? Sì, solo che era anche un fanatico di Football Manager e il risultato ottenuto è stato tale che una storia su Instagram andava fatta. Non sono mostri generati dal sonno della ragione e dalla quarantena: Football Manager è così, ti prende e non ti molla, ti sfida, genera hype e dipendenza come il calcio vero. Perché in fondo è il software che meglio lo simula. Non la prestazione ma tutto il resto: le finanze del club, gli allenamenti, il mercato, la gestione delle giovanili, ma pure gli effetti della Brexit sui contratti, la gestione mediatica e di spogliatoio del coming out di un giocatore o l’astuzia nel prendere per la gola una squadra nell’ultima ora di trattative. Stupiti? No, Football Manager a volte è più vero del calcio vero, e forse per questo tutti ci vanno matti.

La genesi

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Dietro questo culto pagano per milioni di persone ci sono i fratelli Collyer, programmatori dello Shropshire col sogno di usare i dati veri del pallone per divertirsi a simularne ogni aspetto, e un ex cantante, Miles Jacobson, che un giorno procurò loro due biglietti per i Blur in cambio di una copia in anteprima del loro nuovo gioco, Championship Manager 2. Dal loro incontro nacque il colosso che Football Manager è oggi. Il segreto? “Facciamo calcio. Parliamo con gli agenti, i club, seguiamo tutto. E poi sviluppiamo un videogame”, disse Jacobson.

Il database

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Calcio, appunto, e big data. Football Manager ha una rete mondiale di circa 1.000 scout che parametrano i calciatori di tutto il mondo, serie minori e giovanili comprese. Un gruppo che ha composto negli anni un database con pochi eguali, spesso utilizzato anche dai club veri per fare mercato e che raramente sbaglia: alla fine degli anni 90, per esempio, se cercavi una punta giovane con grossi margini di crescita potevi imbatterti un ragazzino dell’Everton che se ben allenato si mangiava i titolari in poche settimane. Era Wayne Rooney, già stellina qui prima ancora di esordire. Le community sono vivissime, ipertecniche, si scambiano consigli o aneddoti su quando hanno vinto la Champions il Tolosa. Con FM sono diventati allenatori Solskjaer e Villas Boas, Gundogan vuole fare lo stesso e ci si è dedicato durante il lockdown, ai Mondiali 2014 Pogba fu pizzicato a comprarsi da solo nel suo Chelsea, pochi mesi fa in Francia il Villefranche-Beaujolais, terza serie, ha annunciato di aver ingaggiato nel suo reparto scouting Dimitri “Warkik”, streamer francese di Football Manager, per fare un passo in avanti nella gestione del club e provare finalmente la scalata in Ligue 2.

La stella virtuale

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Tra le stelle del calcio vero che vi si cimentano, Antoine Griezmann è a livelli maniacali. L’anno scorso ha portato l’Arsenal a vincere tutto sacrificando Lacazette in favore di Brobbey “the beast”, il centravanti del 2002 scuola Ajax appena preso dal Lipsia e che ha nel gioco potenziale da Pallone d’oro. Adesso, anticipando il mercato paillettato della proprietà araba, ci sta provando con il Newcastle. Quest’estate si è seduto di fianco a Mbappé nell’aereo della nazionale francese, ha aperto il Mac mostrandogli la schermata e gli ha fatto: “Guarda qua, ti ho comprato per 150 milioni”. “Dove?”. “Al Newcastle”. “Uh, lì fa freddo…”.

Misunderstanding

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La più bella è capitata ad Andros Townsend: un giorno la sua fidanzata gli scrive “Cos’è ‘sta storia che ti hanno multato perché non ti sei presentato all’allenamento?”. Lui ha appena finito di allenarsi e non capisce, lei gli manda uno screenshot preso da Twitter e lui scoppia a ridere: la cosa era successa nel gioco di chissà chi e poi postata, lei l’aveva preso per vero. E Football Manager è entrato pure a Coverciano, nel 2000: a Torino amichevole Italia-Inghilterra, Trapattoni era nervoso perché il c.t. inglese Taylor aveva convocato tale Seth Johnson del Derby County, su cui nessuno sapeva nulla. Pare abbia salvato tutto in corner Albertini: “Mister, è un mediano, buon tiro, fa questo, questo…, c’è la sua scheda nel videogame che uso…”.

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