Ronaldinho e Cafu a Roma In campo per la pace

Ufficialmente Ronaldinho non ha ancora smesso di giocare a calcio: “Devo decidere se continuare ancora un anno”. Però il tocco, c’è da giurarci, rimarrà sempre il solito, anche con qualche chilo in più che, a dire il vero, l’ex asso del Milan già si porta addosso. Domani, è uno dei tre grandi numeri 10 impegnati nella Partita della Pace all’Olimpico: nel manifesto di presentazione, ci sono lui, Maradona e Totti. “Per me è un piacere stare vicino a Totti e Maradona, due che hanno fatto la storia del calcio”. Ci sarà anche il laziale Felipe Anderson, che però di strada ancora deve farne: “Lo conosco, mi piace, è un grande calciatore: credo che lui possa fare grandi cose, ha tutto per fare grande il Brasile”.

GIOVANI E MILAN — Per il resto, Ronaldinho (accompagnato dal fratello Roberto) sembra piuttosto distaccato dal calcio, quasi stufo: “Non lo guardo, mi gusto solo i gol e i migliori momenti. Per esempio, mi godo Neymar: è destinato a essere il migliore al mondo. E poi ci sono i giovani: uno dei più forti, Gabigol, lo ha preso l’Inter, da lui e Gabriel Jesus noi brasiliani ci aspettiamo facciano la storia”. E il Milan? “Ho tanti amici che sono rimasti lì: il calcio è così, cambiano i presidenti e gli allenatori, speriamo torni una grande squadra”. Se la Juventus “è destinata ancora a stare davanti”, il Napoli ha bisogno di un attaccante dopo il ko di Milik: “Io sono troppo vecchio…”. Gli chiedono un paragone con Pelé e Maradona: “Entrambi dicono di essere i più grandi della storia? Hanno ragione, io mi metto seduto a guardarli. Sono felice di aver fatto la mia parte, ma loro sono di un altro livello”.

CAFu — A Roma, in queste ore, hanno riabbracciato anche Cafu, che per strada ancora qualcuno chiama Pendolino, il soprannome degli anni dello scudetto giallorosso del 2001. Come Ronaldinho, anche l’ex terzino ha parole d’oro per Totti: “È un mio grande amico: sa lui quando è il momento di continuare e quando è il momento di smettere. Se gioca ancora, è perché sa di poter dare ancora tanto. È il più esperto, il campione, il leader, non credo sia un tappo: se il fuoriclasse è lui, bisogna parlarne come un esempio, proprio perché ha 40 anni”. Chiaro riferimento alle parole di Sabatini nella conferenza stampa post-dimissioni. Sabatini che a Roma ha portato Gerson, finora ingiudicabile perché praticamente mai utilizzato da Spalletti: “Se è stato pagato 19 milioni è perché li vale. Lo hanno visto giocare, lo conoscono: io lo conoscevo poco, ma se qualcuno lo ha acquistato è perché lo merita”. Dall’ultimo scudetto, sono passati 15 anni: “Speriamo che la Roma possa arrivare il più in alto possibile, anche se penso che Sarri abbia ragione a dire che la Juventus per il momento è di un altro pianeta”. E il Milan? Spero possa tornare in alto, ma togliamoci dalla testa il Milan di Berlusconi: quella era un’altra squadra, un’altra gestione”.

  Marco Calabresi Chiara Zucchelli 

Precedente Lega Pro Albinoleffe-Maceratese 3-2: decide Gonzi nel finale Successivo Juventus, Patrice Evra svela l’ossessione di Gonzalo Higuain