Roma, Sabatini: «Volevo la rivoluzione e ho fallito»

Roma, Sabatini: «Volevo la rivoluzione e ho fallito»
© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

Il ds nella conferenza stampa d’addio: «Volevo trasformare il concetto di vittoria da una possibilità a una necessità. Totti? Merita il Nobel per la Fisica. Mancato scudetto il rammarico più grande, siamo incappati in un ciclo incredibile della Juve»twitta

ROMA – “Il più grande rammarico, la frustrazione che mi porto a casa è legata al fatto che è mancata la convocazione al Circo Massimo. Non era un sogno, ma una speranza che si è accesa saltuariamente. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che le squadre fatte in questi 5 anni avrebbero potuto competere per un risultato eclatante come la vittoria dello scudetto“. Così Walter Sabatini all’indomani del divorzio dalla Roma dopo 5 anni da direttore sportivo. Il mancato successo in campionato, spiega il dirigente nella conferenza indetta a Trigoria, “non mi procura rabbia, ma una tristezza cupa probabilmente irreversibile, a meno che non ci sia un riscatto immediato in questa stagione. Qualche speranza di vittoria infatti c’è ancora, magari con un campionato sbalorditivo in controtendenza con il pensiero generale“.

RIVOLUZIONE – “Quando arrivai alla Roma, parlai di ‘rivoluzione culturale’. Intendevo dire trasformare il concetto di vittoria da una possibilità a una necessità: e questa mancata rivoluzione è il mio più grande fallimento. C’era l’esigenza di pensare alla vittoria non come una possibilità, ma come una necessità, e da questo punto di vosta credo di non aver centrato l’obiettivo. Auspico però che Spalletti resti per almeno 5 anni col suo laboratorio permanente e che riesca a centrare questo obiettivo?“.

PREMIO NOBEL – “Visto che non gli hanno dato il pallone d’Oro, io a Totti darei il Nobel della fisica: certe sue traiettorie hanno riscritto le leggi di Copernico. Oggi fa da tappo a chi gli sta dietro: è una luce abbacinante, non smette di brillare, ma di fatto questo è un tappo per chi sta dietro. Il calcio – dice Sabatini – soffrirà tanto della mancanza di Totti, alcune sue giocate sono irripetibili. Meriterebbe un Nobel per la fisica“, ma allo stesso tempo “la curiosità morbosa che c’è per ogni suo fare, dire dentro e fuori dal campo, comprime la crescita di un gruppo di calciatori che deve essere sempre subordinata a questo“.

ALGORITMO – “Vado via dalla Roma perché sono cambiate le regole d’ingaggio. Io posso fare solamente il mio calcio, non ho una mente elastica per adeguarmi ai nuovi criteri. Il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e stanno cercando un algoritmo vincente. Io vivo d’istinto e nel pallone ci vedo l’universo intero – aggiunge -. Non può essere freddamente riportato alle statistiche che descrivono i giocatori, perché aiutano ma tradiscono. Io non intendo cambiare, Pallotta invece intende puntare su altro quindi verrò sostituito da una diversa cultura, da un diverso modo di fare. Con lui c’è rispetto reciproco, anche se ci sono stati conflitti, ma la rescissione consensuale dimostra un buon rapporto. Si è sempre fidato del mio operato, e non è stato così lontano dal perseguire obiettivi importanti. Siamo incappati in un ciclo incredibile della Juventus, e Milan e Inter vorrebbero stare al nostro posto.

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