Roma, la doccia gelata fa malissimo. Ma può essere dimenticata in fretta

José Mourinho, non sempre quando finiscono le partite, va in campo. Spesso rientra subito negli spogliatoi. Stasera no. Quando l’arbitro Orsato fischia la fine dopo quasi 100′ di gioco va in campo e il primo a cui dà la mano è Tammy Abraham. Sa perfettamente, Mourinho, quanto l’attaccante, autore di una partita non brillantissima fino al gol, avesse bisogno di una rete decisiva, per di più sotto la Sud impazzita di gioia. E sapeva perfettamente quanto, con mezza squadra acciaccata, portare a casa tre punti in uno scontro diretto potesse essere determinante per la classifica. Per questo, a fine partita, è corso subito dai suoi giocatori, consapevole della mazza, e per questo la Roma, ancora una volta, si aggrappa a lui. 

Roma, la doccia gelata con il Milan fa male

In una squadra in cui tanti giocatori sono in difficoltà o fisica o di testa, Mourinho è il condottiero a cui si attaccano i romanisti alla vigilia di un mese che può essere inferno o paradiso. C’è una cosa, però, da cui la Roma può e deve ripartire dopo questa doccia gelata: nonostante la grande emergenza, la Roma con il Milan ha dimostrato di esserci come squadra e come gruppo. Basterà per l’Europa di oggi e per quella di domani? Molto dipenderà anche da Tammy Abraham: il suo gol non ha portato i tre punti, ma può aver portato a lui più sicurezza e concretezza. La Roma ne ha un disperato bisogno.


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