Questa è (quasi) la Roma. E a prescindere dal 7-0 all’Empoli. Mourinho ha dovuto aspettare la quarta tappa della stagione per cominciare il rodaggio del nuovo gruppo, ma il pubblico dell’Olimpico ha cominciato a vedere il percorso scelto dopo l’ultimo mercato. Dal sistema di gioco agli interpreti, ecco la squadra che verrà. E’ vero, sono usciti dalla formazione titolare Pellegrini – cioè il capitano – e Smalling – il miglior difensore della rosa -: José, però, ha già fatto capire, nella notte del primo successo in campionato, come intende lavorare nel suo terzo anno in giallorosso.
Roma, Mourinho e la qualità
L’Empoli – zero punti e zero gol segnati – è stato l’avversario ideale per l’esercitazione. Mou ha aggiunto al 3-5-2 la qualità mancata nelle partite precedenti. La svolta a centrocampo: Cristante e Sanches hanno garantito – lasciando la regia a Paredes e le fasce a Spinazzola e Kristensen – gli inserimenti utili per migliorare la fase offensiva. Non è un caso che i primi due gol su azione, dopo il vantaggio iniziale di Dybala, li abbiano visti protagonisti. Sanches ha fatto centro di testa, Cristante ha provocato l’autogol di Grassi (splendido poi il destro per la quinta rete e il tacco in acrobazia per la settima di Mancini).
Roma, qualità dalla difesa all’attacco
Novità anche dietro: N’Dicka ha debuttato sul centro sinistra, con la fisicità e il piede mancino che Mourinho ha atteso a lungo. Llorente, in mezzo, ha fatto il vice Smalling, permettendo a Mancini di restare sul centro destra. Davanti, e qui viene il bello, la Roma si è finalmente gustata la Big Joya. Lukaku ha lavorato di sponda prima di timbrare su imbucata di Belotti (due assist per il Gallo che ha pure acchitato il destro a Cristante), Dybala ha dato spettacolo e segnato le sue prime due reti stagionali, colpendo poi la traversa su punizione e replicando il palo centrato dall’amico Paredes da corner. José, oltre a provare il sistema di gioco con i migliori interpreti attualmente a disposizione, si è aiutato, guardando al match di giovedì in Moldavia, con il turnover. Quarantacinque minuti di Sanches, settanta di Dybala (nel finale fuori anche Lukaku per l’esordio di Azmoun). La qualità va messa in cassaforte.
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