Roma, il tramonto di Mourinho: altro che miracoli, solo show in panchina e veleni nella squadra

Partiamo dalla storia che Mourinho è ancora il più grande allenatore del mondo. Partiamo dall’ipotesi ormai tramontata che la Roma nelle sue mani sarebbe diventata in un paio di anni una delle più accreditate squadre d’Europa capace addirittura di vincere la Champions. Niente di tutto questo, purtroppo, per i supporter giallorossi. E partiamo proprio da loro per tentare di spiegare la parabola discendente del vecchio mago della pelota. Quando la società lo acquistò a dire il vero in maniera sbalorditiva, i tifosi non stavano più nella pelle. “Vedrete come impartiremo lezioni sopratutto ai nostri cugini laziali che rosicheranno all’infinito”.

Povera curva sud giallorossa. Il primo anno con il mago in panchina, le cose non andarono bene nonostante la conquista di un titolo europeo di nessun significato (tranne che per la società). Mourinho disse che era arrivato a Trigoria quando già gli acquisti erano stati definiti e dovette accontentarsi di quella rosa scelta dai dirigenti. Giusto, sacrosanto. Sta di fatto che nella scorsa campagna acquisti d’estate, chi condusse la danza fu proprio lui che consigliò un giocatore piuttosto che un altro e quindi si poteva definire soddisfatto. I tifosi andarono in brodo di giuggiole quando a Trigoria arrivò Paulo Dybala che aveva lasciato la Juventus. “Non ci fermerà più nessuno”, sosteneva la vecchia guardia del Testaccio. Lo stadio Olimpico fu quasi preso d’assalto dal popolo giallorosso. Pieno come un uovo anche se l’avversario non era proprio di rango. Un solo esempio: ieri, con il Torino, gli spettatori erano 61,800. Roba da non credere.

Ma dopo tanto entusiasmo cominciarono a piovere le prime docce fredde soprattutto nella trasferta di Udine quando la Roma rimediò quattro ceffoni. Ricordate quale fu il commento di Mourinho? “Niente paura. Meglio prenderne quattro in una sola volta che perdere quattro partite per uno a zero”. Peccato che anche in questo caso il campionato gli ha dato torto, perché finora la Roma per ben tre volte ha perso per uno a zero. Analizziamo i fatti. I tifosi non si dettero per vinti e continuarono a credere che con Mourinho la musica sarebbe stata diversa. Ora bisogna sapere che una sola partita (anzi due, andata e ritorno), la squadra non deve assolutamente perdere: il derby. Su quei match la folla non perdona. Non fu un grande incontro, la Lazio vinse nonostante avesse giocato malino. Sostennero i supporter giallorossi: “Se loro hanno disputato una brutta partita, la nostra come è stata?”. Avevano ragione senza se e senza ma.

Ecco allora che il ritornello ebbe un altro suono. Discorsi di licenziamento? Ancora no, ma…… E’ questo il punto che oggi assilla il tifo giallorosso. La Roma è brutta o bella? Le previsioni dove sono andate a finire? Qualcuno ritiene che la stella di Mourinho sia spenta? Non ha più idee e in campo fa una gran confusione. Che cosa significa? Semplicemente questo: “Alla partita ci si annoia. Non c’è il minimo di idee, la formazione va avanti (anzi indietro) per linee orizzontali e manca il lancio che trasforma un’azione di gioco”. Sono parole di un gruppo di appassionati che non sono abbagliati da una passione senza confini. Ecco il punto delicato della questione giallorossa. Può arrivare qualche buon risultato, ma non c’è più il divertimento e l’orgoglio di un tempo, ad esempio di quando sulla panchina sedeva Spalletti che per quanto antipatico e per giunta nemico giurato di Totti, aveva dato alla squadra un ben preciso impianto che dava spesso ottimi risultati. Ora, invece? Nonostante Mourinho, la Roma non funziona e quel che più conta delude gran parte di coloro che la amano e la seguono. Che vuol dire? Significa che qualcosa si muove a Trigoria. Per ora solo a parole e di nascosto. La società non ci pensa nemmeno ad un cambio, soprattutto il responsabile dell’amministrazione che leggendo e rileggendo il contratto che lega Mourinho alla Roma non vuole assolutamente pensarci ad una ipotesi del genere, si e no a metà campionato.

Se il discorso si spostasse a giugno? Ecco il dilemma? Andare sul mercato e rivedere la panchina? Magari con un mago meno prestigioso ma capace di dare frutti diversi? Mourinho non ha più il dominio di una volta quando sbarcò inaspettamente a Trigoria. Non sono soltanto i risultati a far ragionare la gente, ma è il suo atteggiamento in campo e fuori. In panchina si agita, rinnova i suoi show facendosi spesso espellere. Con i giornalisti, in conferenza stampa, dà la colpa a questo o a quel giocatore rendendo l’atmosfera pesante, se vogliamo usare un eufemismo. In definitiva, l’alba di Mourinho non c’è più, il tramonto forse. Bisogna avere pazienza e attendere.

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