Roma, Ibanez: “Lascerò la mia traccia come i grandi brasiliani del passato”

ROMA – In meno di un anno Roger Ibanez è diventato uno degli elementi più importanti della Roma. Il difensore si è immediatamente inserito negli schemi di Fonseca mostrando grande talento e qualità. Nell’ultima finestra di mercato il Leicester aveva provato a prenderlo offrendo ai giallorossi circaa trenta milioni di euro, ma il club si è opposto ritenendolo molto importante per la rosa di Fonseca. Il brasiliano ha rilasciato un’intervista al sito della Roma raccontando i suoi primi mesi nella Capitale. 

Avresti mai pensato a questo punto della carriera di aver già coronato il tuo sogno di giocare in un top club europeo come la Roma?
“Non pensavo così presto. Ho lavorato duramente per questo, ma non avrei mai pensato di arrivare in un club come la Roma così presto”.

Anche perché la tua carriera è iniziata da poco tempo, raccontaci un po’ il tuo percorso…
“Come hai detto, è stato abbastanza breve. Sono stato alla Fluminense un anno e mezzo, prima ho giocato in squadre delle serie minori brasiliane. Una era collegata al mio procuratore, l’altra si trovava nel nord-est e si chiamava Sergipe. Ho giocato in queste due squadre prima della Fluminense e poi sono passato all’Atalanta. Ora sono alla Roma”.

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Hai notato qualche differenza tra il campionato brasiliano e quello italiano?
“Molte, ad esempio l’intensità è molto diversa dal Brasile. Ci sono anche differenze per quanto riguarda l’intelligenza, la tecnica e il ritmo dei giocatori”.

E’ più difficile, più facile o semplicemente diverso?
“E’ diverso. E’ un po’ più difficile ma è semplice adattarsi”.

Come è nata la sua passione per il calcio?
“Quando ero piccolo grazie a mio padre, lui giocava. Ha avuto la possibilità di diventare professionista, ma al tempo era molto difficile e ha deciso di restare a casa e aiutare la famiglia. Quando ero piccolo usciva e andava a giocare “topless” come diciamo in Brasile.Andavo sempre a vederlo, ecco da dove nasce la mia passione”.

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Quindi sei il riflesso di tuo padre? Penso sia molto orgoglioso della carriera che stai facendo…
“Sì, esatto”.

Dopo essere arrivato a Roma c’è stato il lockdown a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo e fermato ogni attività. Immagino sia stato difficile ambientarsi nella nuova città e nella squadra, in mezzo a quella confusione… Come ti sei ambientato a Roma?
“Sono arrivato e due o tre settimane dopo è iniziata la pandemia. E’ stato un po’ più difficile. Dopo aver lasciato Bergamo, la pandemia ha colpito molto duramente la città. Sono riuscito a partire prima, ma quando sono arrivato qui, ci sono stati dei casi positivi e questo ha reso le cose più difficili. Ambientarsi è stato semplice, perché ci sono altri tre brasiliani nel club e questo ha aiutato molto. Sapevo già un po’ di italiano grazie all’esperienza a Bergamo, anche quello ha aiutato. La squadra era e continua ad essere fantastica. Mi hanno accoloto a braccia aperte ed è stato meraviglioso. Mi sono inserito bene”.

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Devi esserti inserito bene per forza, visto che hai un tatuaggio della Roma sul braccio… L’hai fatto di recente?
“No, l’ho fatto quando giocavo alla Fluminense, è stato il mio secondo tatuaggio. Il primo era stato un leone e il secondo un lupo. E’ un animale che mi piace molto. Non sta mai da solo ma sempre in gruppo e questo mi motiva”.

E’ stata una sorta di premonizione? Già ti immaginavi che avresti giocato nella Roma!
“Forse, esatto. E’ un club meraviglioso e lo stemma è bellissimo, da qui il lupo. Tutto torna”.

Grandi giocatori brasiliani come Falcao, Cafu e Aldair hanno giocato per la Roma, lasciando un ricordo indelebile. Ti senti stimolato a proseguire sulle loro orme?
“Sì, Falcao viene da dove vengo io, dal sud. Ha giocato per l’Internacional e lì è un idolo. Lo è anche per me. Hanno fatto la storia qui e cercherò di farlo anche io a modo mio”.

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