Roma: Europa a rischio se non batte il Toro. E a quel punto il mercato…

Da Rui ad Abraham, Mou gioca con i big. In caso di 8° posto, la Conference diventa decisiva. In ballo ci sono 30 milioni per rinforzare la rosa

Mettete musica reggae e alzate il volume. A cantare è Bob Marley, che diceva: “Tutti nascono unici, alcuni continuano a esserlo”. Ecco, probabilmente questo si adatta alla perfezione allo stato d’animo che sta vivendo in questo momento José Mourinho. L’allenatore portoghese, infatti, è forse la sola persona dell’universo romanista che ritenga una malinconica eventualità il fatto che la squadra giallorossa nella prossima stagione non giochi le coppe europee. C’è così grande ottimismo in vista della finale di Conference contro il Feyenoord, che si disputerà a Tirana il 25 maggio, che la maggioranza del tifo pensa come la partita col Torino sia solo una fastidiosa appendice.

avvisi e accuse

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Eppure la storia è nota. Solo una vittoria darebbe alla Roma la garanzia di qualificarsi (all’Europa League), perché anche conquistare un solo punto, consentirebbe a Fiorentina e Atalanta, in caso di successo, di scavalcare i giallorossi, che così finirebbero ottavi, cioè fuori dalle coppe. A meno che naturalmente la Roma non vinca la Conference, in quel caso andrebbe subito in Europa League e così, qualora la squadra giallorossa finisse all’8° posto, l’Italia nella prossima stagione avrebbe 8 rappresentanti. Non è un caso che lo Special One una settimana fa abbia tuonato: “Tutti vogliono farci finire ottavi per avere più squadre nelle Coppe”. Al netto dei complotti, di sicuro il portoghese pone attenzione alla sfida contro i granata. Solo mercoledì scorso infatti diceva: “Fosse per me punterei tutto su questa partita, ma devo convincere i giocatori, il mio staff, i medici e tutti quanti”.

poco turnover

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Impressioni? Ha ragione Mourinho. Certo, la Roma è senz’altro favorita contro il Feyenoord, come d’altronde fanno capire le quote date dagli scommettitori, senza contare che il tifo degli albanesi sarà tutto compatto per i giallorossi. Ma il margine di rischio esiste, visto che la squadra olandese è già in ritiro (a Lagos, in Portogallo) e quindi avrà meno stanchezza nelle gambe da smaltire. Proprio per questo è fondamentale non sottovalutare l’impegno contro il Torino. Infatti, la sensazione è che l’allenatore giallorosso varerà un turnover limitato, nonostante abbia voluto con sé in trasferta tutto il gruppo, con l’eccezione di Mkhitaryan, che sta recuperando in vista della finale. Certo, alcuni dei big come Karsdorp, Smalling o Zaniolo potrebbero essere risparmiati, ma alcuni dei titolari che vedremo mercoledì in finale dovranno sottoporsi al doppio impegno. Parliamo di gente Rui Patricio, Mancini, Ibanez, Cristante, Pellegrini e Abraham, a cui oggi saranno affidate le sorti della squadra. D’altronde, la Roma non ha vinto nessuna delle ultime 5 partite di campionato (3 pareggiate e 2 perse) e così, se arrivasse a 6 match senza successi, per ritrovare una striscia del genere in campionato bisognerebbe tornare al gennaio 2018.

effetto mercato

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Insomma, meglio non rischiare. Senza giocare le coppe ci sarebbe una ricaduta sul mercato pericolosa per i programmi espansivi di Mourinho. Se la Conference, vincendola, può portare nelle casse 25 milioni, un approdo in Europa League di base potrebbe far lievitare gli incassi anche intorno ai trenta milioni, tenendo conto delle variabili rappresentate dal “market pool” e dagli incassi al botteghino, che stanno crescendo ogni settimana. Morale: dagli “storici” Dalot a Matic del Manchester United, per arrivare a Piero Hincapié, 20 anni, difensore ecuadoriano di proprietà del Bayer Leverkusen, c’è bisogno di soldi per migliorare la squadra. Inutile dire poi che, anche a livello di sponsorizzazioni, una stagione fuori dall’Europa sarebbe estremamente deleterio per il marchio. Proprio per questo Mourinho non vuole correre rischi. E se l’ultima giornata si concludesse con una qualificazione già sicura, probabilmente ci sarebbe anche meno pressione nel preparare la sfida contro il Feyenoord. Quello che serve per spingere sull’acceleratore anche oggi.

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