In un campionato di smarriti (per ora) anche la Roma sta facendo la sua parte: a Marassi gioca un buon primo tempo, reclama un rigore che c’è – da Var, ma è strarigore – e dal momento in cui rinuncia all’unico in grado di mettere qualità in campo, Dybala, s’incarta, si arrotola su sé stessa e smette di giocare lasciando l’iniziativa al Genoa. Chi subentra non aggiunge nulla, anzi. Lo smarrimento generale degli allenatori – fatta eccezione per Simone Inzaghi che le idee all’Inter le ha trasferite da tempo e si notano – è peraltro ampiamente giustificabile: hanno ricevuto i (tanti) nuovi in ritardo, se non addirittura all’ultimo, la sosta per l’inutile e dannosa Nations League ha poi fatto il resto. Motta, Gasperini, Palladino, Italiano e, appunto, De Rossi (Fonseca ha avuto vita fin troppo facile col Venezia) non sono ancora riusciti a dare un senso compiuto al loro lavoro e han lasciato per strada punti importanti, alimentando – inevitabile – più di un dubbio.
Mi soffermo naturalmente su De Rossi, poiché nella capitale cominciano a moltiplicarsi le diffidenze nei suoi confronti. La società ha investito tanto e, di conseguenza, si è data un obiettivo importante: il posto da Superchampions nel torneo in cui almeno cinque squadre sono superiori alla Roma. È naturale che il club pretenda il massimo, ma lo è altrettanto che debba evitare di lasciar solo De Rossi in momenti come quello di sabato, ad esempio, avendo preso una decisione forte (su Zalewski) e distante dalla volontà del tecnico. Nel calcio non si inventa più nulla: De Rossi avrebbe bisogno anche di un interlocutore tecnico, di un confronto alto e costante che non può essere il giovane – in tutti i sensi – Ghisolfi. Rappresenta un valore per il calcio e per la Roma ma, essendo alle prime esperienze in panchina, e avendo personalità e princìpi sani di gioco, merita un sostegno che va oltre il semplice mercato. Lippi è diventato Lippi con Moggi, Sacchi e Capello con Galliani, Braida e Ramaccioni, Ancelotti con Galliani, Allegri con Cellino, Galliani e Marotta (non tecnico, lui, ma strategico), Simone con Tare, Spalletti ha vinto lo scudetto confrontandosi con Giuntoli. E potrei portare altri cento esempi.
PS. Hermoso è un centrale di buona tecnica, addirittura “arrogante” quando ha il pallone tra i piedi, ma anche all’Atletico Madrid non brillava nella fase strettamente difensiva. De Rossi dovrà soffermarsi molto sul pezzo.
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