Rocchi: “Il Var è uno strumento straordinario, no al conflitto. Gli arbitri devono essere spietati”

Il designatore al Social Football Summit in corso a Roma: “Dico sempre che se vedono un errore bisogna fregarsene di chi c’è in campo. Sarebbe bello vedere uno stadio italiano applaudire l’arbitro così come mi è capitato di vedere qualche giorno fa dopo un incontro di tennis”

Gianluca Rocchi parla di Var, scelte arbitrali e nuove tecnologie al Social Football Summit in corso a Roma, nella pancia dello stadio Olimpico. E, accompagnato da Pierluigi Pardo, il designatore arbitrale di Can A e B lo fa coinvolgendo la platea in continuazione: “Secondo voi questo è rigore? E questo?”, mentre sugli schermi alle sue spalle vanno in scena le azioni più discusse del nostro campionato. Un incontro schietto e diretto, una chiacchierata senza tanti proclami ma con le idee chiarissime: “All’estero e in altri sport le decisioni dei direttori di gara non vengono contestate così. Sarebbe bello vedere uno stadio italiano applaudire l’arbitro così come mi è capitato di vedere qualche giorno fa dopo un incontro di tennis. Siamo un Paese in cui l’arbitro è una figura importantissima, tutti stanno ad aspettare con ansia le designazioni. Ma noi siamo un servizio, non i protagonisti della partita”. 

errori e var

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Si parla poi di tecnologia: “Dove porterà il calcio? La tecnologia è rapida e veloce e non possiamo saperlo, ma invade il campo tanto quanto non siamo disposti ad accettare un errore: meno sono disposto ad accettarlo, più vorrò introdurre la tecnologia. Ci sono Paesi che, pur più avanti tecnologicamente di noi, considerano l’errore arbitrale una componente del calcio. Quanto al Var, dipende come lo interpreti, se ne capisci la filosofia è uno strumento straordinario, un alleato. Se invece entri in conflitto e consideri l’errore una bocciatura, crolli. È un supporto all’arbitro, non può né sostituirlo né diventare un secondo arbitro. Se in futuro si può arrivare a una prevalenza dell’arbitro di monitor su quello di campo? Spero di no, ma lo sviluppo è talmente rapido che potrebbe accadere di tutto. Di certo bisogna far capire che si impara dall’errore, il rischio è che fermando i direttori di gara per uno sbaglio questi si perdano. Noi tutti, come arbitri, ormai ammettiamo serenamente quando sbagliamo. Allo stesso modo vorremmo però che la gente ci creda quando diciamo di aver preso una decisione giusta”. Rocchi racconta anche cosa ha chiesto ai suoi uomini nella gestione dei momenti più tesi: “Io dico sempre agli arbitri di essere spietati nelle scelte, se vedono un errore bisogna fregarsene di chi è in campo, dell’esperienza che ha e di quanto ha fatto in carriera”.

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