Rivoluzione green pass anche per i tifosi: per lo stadio basterà una sola dose

Nel decreto nessun divieto sulle trasferte, ma i club sono preoccupati. Giulini, presidente del Cagliari: “Il 50% è rischioso, serviva il 100%”

Il giorno dopo l’approvazione del decreto che grazie all’obbligo di green pass permetterà ai tifosi di tornare a riempire gli stadi per il 50% della capienza (ma solo in zona bianca), arrivano i dettagli. Esattamente come per cinema e musei, palestre e piscine, anche per entrare allo stadio non sarà necessario aver completato il percorso vaccinale, basterà infatti una prima dose, un tampone negativo o un certificato di avvenuta guarigione. Ovviamente la durata del green pass varierà in base ai casi: per chi ha ricevuto doppia dose o vaccino monodose sarà di 9 mesi; per chi ha effettuato solo la prima dose partirà dal 15° giorno fino a quella successiva; per chi presenta tampone negativo appena 48 ore dal prelievo; per i guariti 6 mesi.

SODDISFATTI A META’

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Una situazione che permetterà l’accesso a più tifosi, ma che spiega la necessità di distanziamento vista la contagiosità delle varianti. Per molti sarebbe stato meglio vincolare l’ingresso a percorso vaccinale completo aprendo però gli impianti al 100%. Lo ha detto ieri anche il presidente del Cagliari Tommaso Giulini: “Avremmo preferito la riapertura totale con ingressi con il green pass. Il 50% ci preoccupa perché rischia di essere una misura fittizia. Nel senso che con il distanziamento la percentuale rischia di arrivare al 30% e non è sufficiente”. I club infatti, pur consapevoli di aver rischiato una riapertura anche molto inferiore (il ministro della Salute Speranza non voleva andare oltre il 30%, sono serviti gli interventi del Sottosegretario allo Sport Vezzali, di alcuni ministri e soprattutto del premier Draghi per convincerlo), sono certi che la misura adottata non basti a risollevare la situazione critica delle loro casse. Prendete la prima giornata: l’Inter campione d’Italia ospita il Genoa, di certo San Siro per festeggiare lo scudetto si sarebbe riempito o quasi, invece ci si dovrà “accontentare” di 40 mila tifosi, con un milioncino abbondante di euro di mancato incasso. E lo stesso ragionamento si può fare per l’esordio giallorosso di Mourinho all’Olimpico contro la Fiorentina o per la sfida della Dacia Arena tra Udinese e Juventus: la squadra di Allegri per quest’anno lì non tornerà più e i friulani saranno costretti a rinunciare a un potenziale pienone. È chiaro che per i club con meno tifosi il danno sarà inferiore, ma resta il fatto che le entrate che mancheranno non sono da poco, visto che con meno gente diminuiscono anche quelle di sponsor e di tutto il commerciale, oltre a quelle della biglietteria. Girano sempre meno soldi e lo dimostra anche un calciomercato molto più fermo (la Deloitte ha stimato in 350 milioni la perdita legata a mancati acquisti e cessioni dall’inizio della pandemia, all’interno del miliardo e 200 milioni di mancati ricavi della Serie A). A fronte di questi numeri le spese fisse sono rimaste pressoché le stesse e non sono nemmeno arrivati ristori. Dal Pino già prima di questa riapertura a metà aveva reclamato un aiuto dallo Stato, adesso non potrà che ribadirlo. Di certo quel che la Lega vuole, così come la Federcalcio, è che il governo fornisca almeno una road map su criteri e tempi di nuovi aumenti della capienza.

LE TRASFERTE

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La riapertura al 50% dopo un anno e mezzo di poco e niente è comunque un segnale fortissimo di ripartenza e speranza. I tifosi mediamente sono stati contenti, anche se l’impossibilità di abbonarsi resta un problema. I più appassionati si sono posti subito una domanda: si potrà tornare a seguire la squadra in trasferta? Nel decreto non c’è nulla che lo vieti. Ovviamente dovranno essere rispettate tutte le disposizioni previste questo momento, che vede i contagi ancora in salita. Ma finché sarà consentito lo spostamento tra regioni (ci auguriamo per sempre), con il necessario distanziamento e la mascherina, si potranno raggiungere anche stadi lontani. Il settore ospiti potrà contenere la metà dei tifosi, ma è comunque un altro primo passo. L’importante ora è non fermarsi.

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