Rischi e poche certezze: senza stadi al 100% niente abbonamenti

Tutto ancora in stand by: se non verrà concessa la capienza piena si punterà solo sulla vendita dei biglietti per le singole partite

Aumenta il numero di vaccini, il green pass aiuta a riprendersi pezzi di normalità, eppure rimane l’incertezza che ormai da tempo avvolge ogni cosa, calcio compreso. Così, forse, non è ancora tempo per riprendere un sacro rito del tifoso: l’abbonamento, simbolo di identità e affezione. I club, soprattutto quelli di vetta, ci pensano da un po’: nello spingere per aprire gli stadi al 100% della capienza, immaginavano inizialmente campagne di vendita quasi come una volta. Avrebbero accontentato volentieri i propri tifosi a digiuno da troppo tempo di calcio dal vivo, ma la mancanza di un orizzonte preciso sta portando tutti a un approccio più cauto.

Impossibile dire cosa accadrà tra qualche mese e quanto rapido sarà il ripopolamento degli impianti, senza considerare i rischi di nuovi stop (con conseguenti cause di rimborso): con questi presupposti, per le società diventa difficile impegnarsi con progetti a lungo termine. Le campagne abbonamento sono, quindi, tutte in stand by, in attesa di comunicazioni definitive dalle autorità: tutto dipenderà dai dati dei contagi, al momento in preoccupante risalita. Tradotto: solo in caso di stadi pieni o quasi, le offerte per posti annuali arriveranno sul tavolo dei clienti-tifosi, con una ovvia prelazione per gli abbonati di lungo tempo. Per il momento, per tutti è assai più agevole (e anche conveniente), emettere singoli tagliandi per partite con un pubblico parziale.

tra le big

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L’Inter campione è l’esempio del pensiero generalizzato tra le grandi di Italia: i singoli biglietti aiuteranno a tamponare l’emorragia per un club che di abbonati nel 2019-20, ultima stagione disponibile, ne aveva 41mila, come nessuno in A. Anche in questo caso, solo l’ipotesi di un San Siro pieno porterebbe a organizzare una campagna abbonamenti in extremis. L’altra metà di Milano ha analoghi problemi: lo stadio può dare l’ossigeno mancante anche con vendite singole e con un occhio naturale allo zoccolo duro del tifo. Non è un caso che, senza capienza piena, pure l’Atalanta premierà gli abbonati del 2019-20. La Juve seguirà un’analoga politica: ancora niente abbonamenti allo Stadium, “fattore” che aveva garantito nove anni di dominio. Pure il Toro sta valutando, in attesa di capire per quanti tifosi si apriranno le porte e con quali modalità: impossibile fare previsioni ora.

nel futuro

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Una precisa strategia al botteghino non c’è ancora neanche a Napoli, ma le campagne abbonamenti non hanno riscosso molto successo negli ultimi anni (13 mila appena nel 2019-20): quasi naturale, quindi, procedere solo con la solita vendita partita per partita al “Maradona”. Nella Capitale, invece, hanno visto da vicino l’emozione della gente tornata all’Olimpico: il 25% di riempimento per l’Europeo ha consentito l’ingresso di 16 mila persone. Se la Lazio non ha ancora deciso, la Roma ha idee abbastanza chiare: niente tagliandi a lungo termine, neanche se si riaprisse subito al 100% sulla spinta della Lega Calcio. Troppo alto il rischio di nuove chiusure e a Trigoria sono ancora alle prese con la questione dei voucher per il rimborso del 2019-20. Se poi l’andamento dei contagi migliorerà, per il girone di ritorno potranno essere pensati mini-abbonamenti, come peraltro era già stato fatto nelle ultime stagioni. A voler essere ottimisti, una possibile exit strategy per l’anno che verrà.

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