Ribaltone Rocchi, il designatore voluto dalla Figc

L’ ultima, l’ennesima rincorsa. Come il gregario che raggiunge e supera il capitano quando per quest’ultimo è arrivato il momento dei saluti. Come in tutte le grandi rivalità dello sport, da Alì-Frazier nel pugilato a Maradona-Pelé nel calcio. Gianluca Rocchi, dopo averlo inseguito sul campo, prenderà il posto di Nicola Rizzoli alla guida degli arbitri italiani. Sarà lui il nuovo designatore, dopo il più classico dei ribaltoni. E’ sempre stato “l’erede” dell’architetto di Mirandola, cui sono andate finali di Champions e Mondiali. Quando nel 2017, Rizzoli prese il posto di Messina, Rocchi provò a riprendersi quello che non solo il fato gli aveva tolto. Adesso, ci risiamo. Ha raccolto la grande sofferenza del 2020, l’anno che avrebbe potuto dargli molto (doveva andare agli europei ed essere in lizza seria per la finale di Champions) ed invece si rivelò maledetto (non solo per il Covid). Ma anche la scaltrezza di avere le conoscenze giuste (sempre citato dell’ex premier, Matteo Renzi) e di rimanere nel mezzo nella battaglia elettorale che ha portato al vertice dell’AIA Alfredo Trentalange. Nel mezzo e sotto l’ala protettrice della Federcalcio, individuato da Gravina come il futuro, tanto da far valere – al momento di tirare le somme – il peso politico di mamma Figc (altro che le scelte le fanno gli arbitri). Il Comitato Nazionale di sabato, che definirà l’organico per la stagione 2021- 22 (giovedì quello dei Promossi&Bocciati), non potrà fare altro che avallare. Tenendosi la paternità di scelte minori, molte diretta conseguenza proprio delle elezioni di febbraio.

I pensieri dell’Aia

L’Aia avrebbe fatto a meno di scegliere Gianluca Rocchi, anche lui forse neanche troppo convinto. Troppo fresco il suo addio al campo, «rischia di essere visto ancora come un compagno di stanza invece di un capo» il pensiero che circolava nelle segrete stanze di via Campania. Il disegno per il fiorentino era un altro: zero rischi quest’anno, responsabile del progetto VAR da affiancare al nuovo designatore in maniera più fattiva, per provare a dargli una stagione di crescita graduale. Ecco perché era stato scelto Domenico Messina, un cavallo di ritorno, come designatore-chioccia, correndo un enorme rischio. Messina era stato esautorato dai senatori della CAN al suo ultimo anno da designatore, per la serie «o lui, o io/noi» o qualcosa del genere, il che costrinse Nicchi ad accelerare i tempi (Rizzoli diventò designatore pur non essendo mai uscito dai quadri degli arbitri effettivi). Di Messina, la governance dell’AIA attuale si fida(va). Ma il cavallo di ritorno, dalle parti di via Allegri, deve essere stato visto anche come una minestra riscaldata. Troppo. Così, il ribaltone. Rocchi dunque, che avrà al suo fianco, oltre a Manganelli, uno fra Tonolini e Di Liberatore (i suoi ultimi assistenti in campo) e probabilmente lo stesso Messina. Che, però, potrebbe essere dirottato verso la neonata Commissione Osservatori Nazionale (alla COD, gli osservatori Dilettanti, Luigi Stella di Torino), con Braschi in gioco per il Settore Tecnico. In serie C resiste il nome di Maurizio Ciampi (con l’ex assistente di A, Michele Giordano, e la Vitualano che avrebbe anche il ruolo di project leader del settore femminile). Il presidente del CRA Lombardia, Pizzi, in prima fila per la D, che assorbirà anche la CAI (doveva andarci Ayroldi, ma…): qui le nomine slitteranno, la serie D sta ancora giocando, in Sicilia si giocherà fino al 10.

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