Retroscena Bologna-Milan: liti e discussioni forti in Lega per il rinvio. Il dramma dell’alluvione coperto di ridicolo

Bologna-Milan rinviata a data da destinarsi (forse a gennaio, forse a febbraio) con un giorno di ritardo, perché la decisione presa ieri alle 15,15 in Lega calcio a Milano avrebbe dovuto essere assunta fin da giovedì pomeriggio, dopo l’ordinanza del sindaco di Bologna Matteo Lepore che informava come la partita del Dall’Ara non potesse essere giocata. Invece da quegli attimi in poi è accaduto di tutto, confronti, discussioni forti, anche litigi, tanto che il disastro figlio dell’alluvione che ha colpito Bologna anche (o soprattutto) nelle vicinanze dello stadio, è stato coperto di ridicolo. Con la Lega che ha fatto di tutto affinchè la partita fosse giocata, magari anche in campo neutro a Como a porte chiuse, e con il Milan che non ha voluto comprendere le difficoltà con le quali sta convivendo da giorni la gente di Bologna e almeno a sentire le dichiarazioni del suo presidente Scaroni non l’avrebbe capito nemmeno a decisione presa: «il sindaco di Bologna ha vietato di giocare a porte chiuse, è incomprensibile, ma di fronte all’ordinanza abbassiamo la testa». Meglio dire che gliel’hanno fatta abbassare, perché fino all’ultimo il Milan ha puntato sulla partita a porte chiuse a Bologna, a Como, a Empoli, ovunque, l’importante è che venisse giocata, e solo quando la Lega finalmente (meglio tardi che mai) è diventata sensibile al problema il presidente Scaroni e il Milan hanno dovuto arrendersi (non i tifosi rossoneri, infuriati per la decisione presa). 

Bologna-Milan, questione di rispetto 

Quella di ieri è stata una giornata condita di arsenico, perché da una parte la Lega ha cercato di far valere i suoi motivi per non rinviare la partita (non creare precedenti, non avere date a disposizione entro tempi brevi per poterla recuperare considerati gli impegni in Champions e in Coppa Italia sia del Bologna che del Milan e l’impegno in Supercoppa dei rossoneri) e da un’altra lo stesso Milan fino a che ha potuto ha pensato all’opportunità di consentire a Theo Hernandez e Reijnders di non dover scontare la squalifica con il Napoli, non capendo che mantenere ferma questa loro posizione suonava come grande mancanza di rispetto a quelle persone che hanno perso la casa e tanti altri beni per colpa dell’alluvione. E attenzione, queste famiglie abitano in Andrea Costa e nelle vie adiacenti, lontano poco meno di 1 chilometro dal Dall’Ara. In pratica, dopo che già la Lega aveva apparecchiato allo stadio di Como nel caso in cui non si fosse potuto giocare a Bologna, il sindaco Lepore ha incontrato il prefetto di Bologna Visconti e poco più tardi ha informato la Lega stessa che avrebbe vietato di giocare al Dall’Ara: anche a porte chiuse. 

Solo al Dall’Ara 

A questo punto le discussioni sono diventate ancora più accese nel corso dell’Assemblea di Lega, con i capi della Lega stessa che hanno cercato di trovare soluzioni alternative a Como, vedi Empoli e Verona, ma quelli del Bologna non si sono mossi dalla propria posizione, e non solo, dopo aver parlato con Joey Saputo hanno fatto sapere che non sarebbero stati disposti a giocare in nessun altro stadio se non al Dall’Ara. Anche nel caso in cui poi gli fossero arrivati sul groppone uno 0-3 a tavolino e una penalizzazione. Così Fenucci. «C’è una situazione oggettiva di difficoltà nella zona dello stadio, dove ci sono stati anche dei crolli, che rendeva difficile la disputa della partita a Bologna. Fatemi dire due cose. Con questa scelta giusta è stato salvaguardato l’incasso per gli alluvionati. Poi le porte chiuse sono una sconfitta per tutti». Almeno la Lega calcio l’ha evitata proprio allo scadere.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Scatto Lukaku, il Napoli di Conte sorride al suo bomber Successivo Lazio, da Vecino altruismo e serietà

Lascia un commento