Retegui Story – Schiavi, il tecnico che lo ha lanciato, ci spiega i suoi segreti: «Ricorda il giovane Bati!»

Alla scoperta dei segreti di Mateo Retegui: il countdown per l’arrivo dell’argentino, perdòn, dell’azzurro al Centro Tecnico di Coverciano è già iniziato. Il miglior bomber attualmente in circolazione tra quelli che giocano nel campionato locale, la Liga Profesional Argentina, capocannoniere lo scorso torneo con 19 reti e quest’anno già a quota 6 (in 6 partite), giocherà con il suo Tigre, alle 19.30 locali di stasera, l’1.30 italiana della mattina di domenica, a Santiago del Estero contro il Central Córdoba e il 18 partirà da Buenos Aires con destinazione Fiumicino, per aggregarsi al gruppo azzurro verosimilmente già nella notte del 19. In Argentina, intanto, assicurano che, sugli spalti dell’Estadio Único Madre de Ciudades, probabilmente l’impianto più bello, moderno e avvenieristico del Paese, in uno dei box riservati ai vip, sarà presente anche Roberto Mancini, il prossimo commissario tecnico del Tábano (è il soprannome di Retegui e significa tafano), il tecnico dell’Italia.

Un piccolo Bati

Ma che tipo di attaccante è Mateo Retegui? Lo ha spiegato, in esclusiva per Tuttosport, l’allenatore che lo ha formato nella Reserva del Boca Juniors, uno che di bomber se ne intende, dato che nel corso della sua carriera da giocatore ha cancellato fenomeni come Shevchenko, Tomasson, Kakà, Ronaldinho e via discorrendo. «Mateo è un giocatore che negli ultimi tempi è cresciuto in maniera esponenziale – racconta Rolando Carlos “El Flaco” Schiavi -. Può calciare di destro, di sinistro, è molto potente, rapidissimo e non si stanca mai di andare in pressing sui difensori avversari. Ha trovato una regolarità che gli ha regalato confidenza nei suoi mezzi e che lo ha portato a segnare a valanga. E’ un bomber d’area, un 9 puro, anche se, all’occorrenza, non disdegna decentrarsi. Non ha nel suo repertorio gol da cineteca almeno per ora: capiamoci, difficilmente lo vedrete saltare in dribbling 3 o 4 difensori e poi segnare. Lui è implacabile nell’1 contro uno e nel fulminare il portiere. Mi ricorda il giovane Gabriél Omar Batistuta: nemmeno lui era un attaccante che si caratterizzava per avere enorme abilità nel saltare avversari a raffica, ma quando gli arrivava il pallone in area era una sentenza assoluta. Un’altra qualità di Retegui è la testardaggine, la caparbietà, la fame: non si dà mai per vinto. E’ un guerriero, è abituato fin da piccolo a praticare a ottimo livello anche altri sport e questo ne accresce la competitività. Ha sempre nella testa un pensiero fisso: il gol. Come essere umano è speciale: educato, semplice, ha valori positivi e questo è fondamentale per un calciatore professionista. Credo sia pronto per il calcio europeo: ha l’età giusta, 23 anni, è maturo per il grande salto. Aveva iniziato la sua carriera nelle giovanili come interno di centrocampo, poi nella Quinta División del Boca il suo tecnico di allora Sergio Saturno decise di cambiargli ruolo e metterlo al centro dell’attacco: all’inizio ha fatto un po’ di fatica, ma quando ha compreso e mandato a memoria i movimenti di un 9 è diventato devastante. Proprio il suo passato da centrocampista gli ha lasciato la sensibilità e l’abilità nel sapersi adattare a cambi repentini di posizione». Insomma: Mancini e l’Italia hanno tra le mani un gioiello. Il countdown per il primo morso di El Tábano, perdòn, Il Tafano azzurro è già cominciato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Diventare Mourinho, domani doppia presentazione del libro di Ivan Zazzaroni: tutti i dettagli Successivo Conte, futuro nebuloso al Tottenham: "Non sono mica stupido..."