Retegui, che storia: dall’hockey all’Italia di Mancini

Aveva lasciato il calcio e il settore giovanile del River Plate per giocare a hockey su prato con la Polisportiva San Fernando. Ora è il centravanti che segna di più in Argentina: 25 gol in Superliga negli ultimi nove mesi con l’Atletico Tigre, club di Victoria, due ore di treno da Buenos Aires. Mateo Retegui è un’altra invenzione di Roberto Mancini, che ha deciso di pre-convocarlo per le sfide con Inghilterra e Malta, in programma il 23 e il 26 marzo, valevoli per le qualificazioni all’Europeo del 2024. Ha origini italiane e ha ricevuto da diverso tempo il doppio passaporto, grazie alle radici di sua mamma, María De la Paz Grandoli, che aveva un nonno arrivato in Argentina dalla Sicilia: si chiamava Angelo Dimarco ed era emigrato dalla provincia di Agrigento

L’AGENZIA DI TOTTI. E’ nato a San Fernando il 29 aprile del 1999, ha quasi ventiquattro anni. Potenza, velocità, un metro e 86, destro naturale, colpo di testa, agilità. Capocannoniere con diciannove gol (sei su rigore) nello scorso campionato, vinto in rimonta dal Boca Juniors. Sei reti nelle prime sei giornate della Superliga 2023: due all’Estudiantes, una al Rosario Central, una al Racing di Avellaneda, due al Belgrano. Lionel Scaloni, il ct campione del mondo, aveva pensato di chiamarlo per le prossime due amichevoli dell’Argentina contro Panama e Curaçao. Mancini lo ha anticipato: l’idea ha preso forma dopo l’infortunio di Immobile alla coscia sinistra. L’Italia era un po’ nel suo destino. Francesco Totti lo aveva fatto entrare nella sua agenzia, la CT 10 Management Scouting. Era il 2020, lo aveva scoperto attraverso una serie di dvd. “Ricordo ancora la sua video-telefonata, una grande emozione”, ha raccontato Retegui a TyC Sports. Ora il centravanti ha scelto come manager il suo papà, Carlos José, ex campione di hochey su prato, soprannominato “el Chapa”, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro da commissario tecnico dell’Argentina maschile.

IL CARTELLINO. Aveva abbandonato il calcio nel 2014, a quindici anni, per praticare lo sport amato da suo padre e anche da sua mamma. Viveva nella foresteria del River Plate: “Mi mancavano gli amici di San Fernando”. Ha una storia curiosa, Mateo Retegui, soprannominato “el androide“. Lo studia il Napoli, piace al Milan. Il Tigre lo ha preso in prestito all’inizio di febbraio del 2022 dal Boca Juniors, che lo aveva convinto a tornare a giocare grazie al suo osservatore Diego Mazzilli, rimasto colpito dal centravanti durante un torneo amatoriale sulla spiaggia di Pinamar. Era l’estate del 2018. I tifosi dell’Atletico Tigre lo considerano l’erede di Batistuta. La sua maglia numero 32 è la più venduta nello store dello stadio José Dellagiovanna, “el Coliseo”. Nel Boca era chiuso da Dario Benedetto e Luis Vazquez. Solo otto minuti in Superliga contro il Patronato, al posto di Tevez: in panchina c’era Guillermo Barros Schelotto. Nel Tigre ha trovato l’ambiente ideale: dal 4-3-1-2 di Diego Martinez alla stima del presidente Ezequiel Melaraña, pronto a sceglierlo dopo che Retegui si era fatto notare in prestito nel Talleres di Alexander Medina e nell’Estudiantes del presidente Juan Sebastian Veron e Gabriel Milito. Ha un contratto che scade il 31 dicembre del 2024. La sua prima tifosa? La sorella Micaela, medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo con la nazionale argentina di hockey su prato, tradizione di famiglia.


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