Raspadori al Napoli per continuare la tradizione dei “piccoletti terribili”

TORINO – E dunque Giacomo Raspadori giocherà nel Napoli: già oggi, a meno di intoppi che non sembrano francamente probabili, potrebbe essere l’annuncio ufficiale del trasferimento. Al di là delle cifre (intorno ai 35 milioni più bonus vari) il “senso” di questa operazione che non a “uscire” dalla Serie A uno dei migliori talenti del calcio italiano. Chiariamoci: non è un male che i ragazzi italiani vadano a giocare all’estero soprattutto, come per Scamacca, in campionati performanti, ma altrettanto è positivo che i club della Serie A puntino sui talenti di casa nostra. Il Napoli fa un’operazione interessante non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista emozionale perché continua a tenere viva la tradizione di un club che punta sul talento a discapito della fisicità: da Maradona fino (con le debite proporzioni, si capisce) a Insigne e a Mertens, è evidente come Napoli sia terra d’elezione per i “piccoletti terribili”: quei giocatori in grado di accendere fantasia e di suscitare emozioni grazie al talento a discapito di un calcio sempre più fisico e muscolare. La stessa strada, del resto, che ha percorso Roberto Mancini per costruire la nazionale che ha portato l’Italia sul tetto d’Europa.
 

Scamacca uomo copertina in Premier. Pinamonti e Lucca per la svolta

Guarda il video

Scamacca uomo copertina in Premier. Pinamonti e Lucca per la svolta

COME IL KUN Raspadori è un talento atipico perché ha il fisico da trequartista ma le movenze e l’animo da attaccante (e non per caso lui dice di ispirarsi ad Aguero): qualcosa di molto simile al “nove e mezzo” coniato da quel genio di Platini quando gli chiesero una definizione per Baggio. Non una mancanza di rispetto, quelle di Michel, ma appunto la fotografia perfetta di un modo di stare in campo e di utilizzare fisico e talenti pedatori. Per questo, e molto altro ancora, sarà dunque molto interessante osservare il modo in cui lo utilizzerà Spalletti e, ancora, come il ragazzo saprà reggere a pressioni e responsabilità. Quelle che lui stesso, peraltro, ha sempre ribadito di voler affrontare.

Precedente Lazio, il desiderio di Sarri: un ultimo rinforzo chiesto a Lotito Successivo Da Bielsa a De Zerbi, quali sono e a cosa ambiscono gli allenatori liberi