Questo Leao è uno spettacolo: “Vogliamo la Champions, qui sono contento”. Milan, ora però devi blindarlo…

Rafa e Giroud come Gullit con Van Basten nell’88. Il portoghese: “Sì, uguale”. Poi la rivincita sui social: “Ha vinto l’umiltà”

Raccontava di lui Paolo Maldini poco prima che iniziasse la partita: “Sorride ogni volta che segna, questa è una cosa che non ho mai visto fare a nessun altro calciatore”. Maldini in realtà stavolta ha fornito un’indicazione incompleta perché stavolta Leao aveva iniziato a sorridere ben prima di arrivare di entrare sul prato del Maradona. Lo aveva fatto in vigilia quando era sceso dal pullman rossonero per entrare in hotel, mentre i tifosi napoletani lo stuzzicavano. Ha sorriso quando ha fatto il percorso inverso, uscendo dall’hotel per salire sul pullman che lo avrebbe portato a Fuorigrotta, mentre i tifosi napoletani appesantivano drasticamente il tenore degli insulti. E ha sorriso quando è entrato in campo per il riscaldamento. Per chi ancora non lo sapesse, il sorriso di Rafa è in pratica il suo termometro: se c’è, è facile che le cose prendano una buona piega – quanto meno in termini personali –; se non c’è – e lungo la stagione è successo per diverse settimane –, allora probabilmente capiterà di dover rimpiangere il vero Rafa.

Il lustrascarpe

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“A volte ha bisogno di essere stimolato – ha anche detto Maldini, accomunandolo in questo senso a Hernandez –. Ma in partite come queste non ce n’è bisogno”. No, indubbiamente no. Leao si è preso la scena nello stadio intitolato a un signore che da lassù, mettendo per un attimo da parte la rivalità, avrà applaudito la magia del portoghese. Settanta metri di sgasata personale con la palla incollata ai piedi, saltando tre avversari – Ndombelé, Di Lorenzo, Rrahmani – e servendo il più dolce dei cioccolatini sul sinistro di Giroud. Un’azione che ha ricordato – parecchio – quella di Gullit, per il gol di Virdis nella sfida scudetto al San Paolo dell’88. Più semplicemente: un’azione degna del palcoscenico – i quarti di Champions – sul quale è stata proposta. Giroud per ringraziarlo ha rispolverato un’esultanza che un (bel) po’ di anni fa spopolava con Moriero e Ronaldo: Olivier si è inchinato davanti a Leao e gli ha lucidato la scarpa.

Rafa tra l’altro ha vinto anche la sfida nella sfida con Kvaratskhelia. Che ha provato a cercare spazi, luce, tiri, e in parte c’è riuscito ma senza inquadrare la porta. Dai piedi del georgiano sono passate tante delle manovre offensive, che però non si sono concretizzate. Leao ha procurato un rigore e poi ha servito l’assist vincente: l’elogio della concretezza. Poi, nel dopogara, Rafa ha postato sui social una foto dedicata, com’è intuibile, a tutti coloro che l’hanno insultato, fatta non per caso accanto a Theo, un altro finito pesantemente nel mirino dei tifosi napoletani: dito sul naso, ovvero tutti zitti. “L’umiltà ha vinto”, ha infatti scritto in un altro post.

Orgoglio

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Quindi le parole in tv: “Ho fatto come Gullit con Van Basten a Napoli? Sì, in effetti è uguale. Io so che posso fare la differenza. Se non riesco a fare gol ci sono i miei compagni. Sono contento di essere qua. È un orgoglio difendere questa maglia. Non ci sono parole per chi lavora con me. L’anno scorso ho fatto una bella stagione in campionato e volevo farlo vedere anche quest’anno in Champions. E sui rigori sto imparando… Voglio continuare a sognare, più in alto, come tutti i giocatori che sono nel Milan: vogliamo vincere la Champions e siamo qui ad un passo. Ci dobbiamo provare fino alla fine”. Ora, se mai ci fossero stati ancora dubbi, occorre che il Milan faccia in modo – in qualsiasi modo – di trattenere Rafa a Milanello. Lui dice di essere contento di “essere qua”, ma intanto le settimane continuano a passare ed è il momento di passare dal moderato ottimismo ai dati di fatto. Lasciarselo scappare a questo punto sarebbe poco lungimirante.

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