Questo è il Torino: rifiorisce la linea verde

Questo è il Torino: rifiorisce la linea verde
© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

Con Mihajlovic si procede nel solco di una tradizione cara ai tifosi: nell’ultimo turno di campionato, solo quattro squadre avevano un’età media più bassatwitta

TORINO – Domenica scorsa, Torino-Roma 3-1. Sei titolari granata venuti al mondo dal 1990 in poi, calati da Mihajlovic sul prato per dar vita a una delle più belle partite del Toro degli ultimi anni: Barreca (1995), Benassi (‘94), Obi (‘91), Iago Falque (‘90), Belotti (‘93) e Boyé (‘96). Durante la partita sono entrati Zappacosta (classe ‘92, al posto di De Silvestri, 1988), Baselli (1992; in luogo di Obi) e Martinez (1993; per Iago). Alla fine erano 7 in campo i granata nati dal 1990 in poi, dei 9 utilizzati nel complesso. In panchina erano seduti anche Cucchietti (classe 1998), Ljajic (‘91), Lukic (’96), Aramu (‘95) e Gustafson (‘95). E hanno segnato proprio 2 di questi giovani, Belotti e Iago. Il succo: che giornata, per il Toro. Esaltante nel particolare, confortante nel processo di crescita e doppiamente nazionalpopolare per come il popolo del Toro, per l’appunto, vive la passione. E’ questione di storia e sentimenti. Che si intreccia con un filo rosso, oggi arricchito da altre colorazioni (ci spiegheremo meglio), che cominciò a venir intessuto alla fine degli Anni 20, per merito di un campione del Toro, vincitore di 2 scudetti tra il 1927 (revocato) e il 1928: Adolfo Baloncieri, attaccante eccezionale, che quando ancora giocava iniziò a mettere a frutto un’altra delle sue doti precipue, la capacità di allenare i giovani e scoprire talenti. Fu lui, in granata, a dar vita alla prima vera forma organizzata di vivaio nel calcio italiano (i Balon Boys). E da quella ormai leggendaria semina si dipanò una caratteristica fondamentale del Toro, nella sua storia ultracentenaria: la predisposizione naturale a puntare sui giovani, in specie cresciuti in casa.

La qual cosa (fino agli Anni 90, per poi tornare in auge con Cairo) ha prodotto altrettanto naturalmente altri due risultati fuori dal comune: il lancio in prima squadra di un numero pressoché infinito di giocatori di qualità e, prim’ancora, il confezionamento di record a livello giovanile (9 scudetti Primavera: primato italiano; una Supercoppa; 7 Coppe Italia Primavera, altro record; 6 tornei di Viareggio; 10 campionati Berretti, ulteriore primato; 5 scudetti Allievi e 2 Giovanissimi). Quel filo rosso, però, oggi si arricchisce di nuove colorazioni, come detto. L’apertura delle frontiere e le leggi del mercato globale degli ultimi lustri hanno portato il Toro di Cairo non solo a lucidare di nuovo le virtù del vivaio (proprio Barreca e Aramu giocano in granata da quando avevano 7 anni), ma a individuare sul panorama anche internazionale un numero sempre più cospicuo di talenti giovani. E Mihajlovic si inserisce coerentemente in questo panorama, per la sua predisposizione a dar fiducia ai baby. In granata ha già fatto esordire in A 3 under 23 (Barreca, Aramu e Boyé). E in carriera è già arrivato a 18.

SOLO 4 SQUADRE PIU’ GIOVANI – Che il tifoso del Toro si affezioni facilmente ai giovani è una costante che si tramanda. Questo Toro si allunga nel futuro, in un volano di innesti. Fa pensare a cicli che si ripetono, con ricadute positive (anche per i conti) a lungo termine. Nell’ultima giornata, solo 4 squadre in A (Crotone, Milan, Lazio e Samp) mostravano un’età media più giovane del Toro (26 anni e 82 giorni), all’inizio. E da quando il Toro è tornato in A (2012), solo in 5 partite in 4 campionati i granata hanno esposto un’età media più giovane. Con Miha il progetto verde può fiorire. E dilatare l’entusiasmo popolare, nonché il senso di attaccamento dei giocatori.

E SE HART RESTASSE PIU’ A LUNGO?

Tags: notizie TorinoMihajlovicBaselliboyeObiBarrecaLukic

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