Quando il gioco si fa duro… Il Milan chiama: Ibra è pronto a guidarlo dal 1′

Con Rebic e Leao k.o. lo svedese può giocare da titolare

Il concetto potrebbe spiegarlo bene il diretto interessato, con uno dei suoi post sui social che suonerebbe più o meno così: “Se Ibra non può scendere subito in campo, allora è il campo che va subito da Ibra”.

Ecco, il punto è proprio questo, perché stasera Zlatan Ibrahimovic potrebbe saltare tutti gli step intermedi del caso e guidare il Milan dal primo minuto contro lo United. Ibra di nuovo al centro del Diavolo dal primo minuto, 18 giorni dopo l’ultima volta e in una notte da vecchio Milan, contro il “suo” United. Soprattutto contro ogni pronostico e ogni previsione. Comprese quelle di Stefano Pioli e del suo staff.

rebus

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“Ibra sta bene, è pronto, ma non ha ancora i 90 minuti nelle gambe”, ha spiegato ieri il tecnico. L’autonomia stimata del totem, appena rientrato dal terzo guaio muscolare in stagione, viaggia attorno a 30-45 minuti, non più di un tempo insomma. Ecco perché il piano di azione studiato in questi giorni disegnava uno scenario diverso: Zlatan avrebbe dovuto iniziare in panchina e mettere minuti nel motore a partita in corso, per poi presentarsi da titolare i domenica a Firenze. Il caso però si è messo di mezzo, come spesso capita a questo Milan in perenne emergenza, e Pioli si è ritrovato all’improvviso con un reparto asciugato di risorse e alternative: il bilancio mette in fila Rebic e Leao, acciaccati, Mandzukic, ancora indisponibile come lo stesso Daniel Maldini, e infine Hauge, fuori dalla lista Uefa. Per arrivare al risultato della conta di Milanello non servono lauree in matematica: l’unico nome certo nella lista dei convocati per il Manchester è proprio quello di Ibrahimovic. Il resto lo deciderà la rifinitura di questa mattina, e il provino che Rebic e Leao sosterranno (come pure Calabria, alle prese con un principio di pubalgia). Se uno tra il croato e il portoghese tornerà disponibile giocherà da centravanti, altrimenti sarà Zlatan a entrare in scena da subito. E a soccorrere ancora una volta il Milan. L’ipotesi ovviamente non lo preoccupa affatto, l’umore è ottimo e nessuno conosce le risposte del corpo di Ibra meglio di Ibra stesso.

non forzare

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La priorità, però, resta quella di non forzare i tempi: rischiare ricadute in una fase cruciale della stagione, peraltro con gli altri attaccanti in crisi di gol, sarebbe un lusso che né il Milan né Zlatan non possono permettersi. Specialmente ora che l’agenda del campione si arricchirà dei nuovi impegni in nazionale: “Tornare a 39 anni mi sembra quasi surreale – ha detto Ibra su Instagram – ma viaggio tanto e alla fine ritorno sempre. E mi sento forte”. Proprio come il Milan quando Ibra c’è, dice Pioli: “Personalità, carisma, qualità, posizione, con Zlatan siamo più forti sotto tanti punti di vista”. Guai a ritrovarsi costretti a fare ancora a meno del leader. La sciarada si risolverà stamattina, dopo i test di Rebic e Leao. Ieri pomeriggio entrambi si sono fermati a Milanello e hanno sostenuto alcune sedute di fisioterapia per accelerare i tempi, ma azzardare previsioni è impossibile. Anche perché siamo di fronte a infortuni diversi tra loro: Rebic si è fermato per la solita infiammazione all’anca che lo tormenta da un po’, Leao per un affaticamento ai flessori. La speranza più concreta è di recuperare il croato, che in campionato sarà assente contro Fiorentina e Samp per squalifica e potrebbe rifiatare dopo aver stretto i denti con il Manchester. Colpi di scena con il numero 11 sulle spalle permettendo.

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