Prima la Juve, ora la Spagna. Questo Morata è bello da impazzire

Doveva essere la terza scelta di Pirlo in attacco. Il suo impatto in questa stagione è stato devastante. E adesso anche Luis Enrique se lo gode in Nazionale. Finalmente la definitiva consacrazione?

La continuità del goleador implacabile. Anche lontano dalla Juventus, Alvaro Morata continua ad entusiasmare, in un periodo che potrebbe portarlo alla definitiva consacrazione. Dopo l’impatto straordinario avuto in questa sua seconda parentesi bianconera, Luis Enrique lo ha rivoluto nuovamente con la maglia della Roja. E Alvaro non ha tradito le attese, confermando lo splendido stato di forma psico-fisico vissuto finora alla corte di Andrea Pirlo.

Dalla porta di servizio

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Quella che sembrava la terza scelta per l’attacco bianconero, si sta rivelando l’acquisto più azzeccato delle ultime sessioni di mercato, anche in ottica futura. La Juve aveva puntato in primis su Edin Dzeko e avrebbe chiuso con la Roma se Milik e il Napoli avessero trovato un’intesa senza far saltare l’affare con i giallorossi. I bianconeri hanno monitorato con attenzione anche la vicenda Suarez, poi sappiamo tutti com’è finita. Il bosniaco è stato ai messo ai box dal Covid ma ha comunque siglato 3 gol in 7 presenze in questa stagione. El Pistolero, passato all’Atletico Madrid non si è smentito, timbrando il cartellino 5 volte in 9 apparizioni. Saltati questi due, Pirlo ha voluto a tutti i costi Morata che però non scaldava i cuore dei tifosi, considerando score e prestazioni altalenanti degli ultimi anni.

I numeri parlano

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Nel calcio si sa, basta poco per smontare sentenze e smentire gli scettici. Morata, che più di tutti voleva il ritorno in bianconero, è riuscito a prendersi subito la scena. Nel 2014 era arrivato da giovane scapolo, adesso è tornato a Torino da uomo dopo essersi formato una famiglia, con la moglie Alice e suoi bambini. Complice l’assenza di Ronaldo e la condizione precaria di Dybala, lo spagnolo si è caricato addosso il peso dell’attacco bianconero. L’ex Atletico si è (ri)presentato con tre reti nelle prime tre partite, siglando la prima doppietta in Champions. Contro il Ferencvaros è arrivata anche l’altra che ha portato il suo bottino a 6 gol in 8 presenze ta campionato e coppa. Numeri di cui Luis Enrique non poteva non tenere conto: “Morata da quando è alla Juventus è diverso”. “Diversità” mostrata immediatamente anche con la nazionale spagnola. Nelle ultime tre gare ha giocato sempre, partendo due volte titolare. Alla prima è arrivato un assist, mentre nel 6-0 storico inflitto alla Germania è tornato anche al gol.

Studiare per diventare grandi

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Ma Morata non è diventato solo un cecchino. Lui che un vero centravanti non era, piuttosto una punta di movimento, ha mantenuto anche quelle caratteristiche che fanno comodo alle squadre che stanno sempre al vertice. I movimenti di chi davvero agisce come se fosse da sempre dentro i meccanismi di Pirlo. Apre gli spazi per Ronaldo così da lasciarlo libero di spaziare, sa venire incontro e aprire per gli esterni, attacca con tempismo con la profondità. Insomma, è un Morata diverso di quello visto nel suo ritorno al Real Madrid, al Chelsea e all’Atletico. Per lui è questione di continuità: “Sarà la seconda volta in carriera che gioco per più di un’ora per sei match di fila, lo desideravo da tempo. Neanche nelle mie prime stagioni a Torino ero così continuo, ma avevo 19 anni”. Adesso Alvaro studia per diventare un top player di livello. Statistiche alla mano la strada sembra tracciata. E la Juve ringrazia.

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